“Certe vite sono come canzoni. Brevi, ma intense, vibranti, piene di amore e amori.” Nell’introduzione di un libro a lei dedicato, Enrico Giacovelli ha così, perfettamente, riassunto la vicenda umana della cantautrice francese Édith Giovanna Gassion, soprannominata da un suo impresario Édith Piaf (19 dicembre 1915- 10 ottobre 1963) per via della minuta statura (in argot parigino passerotto si dice, appunto, “piaf”).
E’ uno dei tanti libri pubblicati lo scorso anno in occasione del cinquantenario della morte avvenuta, a soli 48 anni, per cirrosi epatica. A cavallo tra quella ricorrenza ed il centenario della nascita, che si festeggerà nel 2015, il 30 aprile 2014 è arrivato, al Teatro Splendor di Aosta, “Avec Amour, Edith Piaf”, l’omaggio di Maura Susanna e Federico Longhi inserito nella Saison Culturelle.
Due cantanti valdostani dal differente percorso musicale, popolare per Maura e lirico per Federico, ma uniti dalla volontà di rendere omaggio alla straordinaria personalità artistica della Piaf attraverso le sue canzoni e gli uomini che hanno incrociato la sua vita.
«Ha avuto tantissimi amori– ha spiegato Maura- e spesso si è trattato di musicisti che lanciò: da Yves Montand a Charles Aznavour, da Moustaki a Gilbert Becaud. Per non parlare di Théo Sarapo, il suo ultimo marito, col quale è sepolta al Père Lachaise di Parigi. Aveva una grande capacità di intuire il talento, e, nonostante le fregature, fare di tutto per lanciare i suoi uomini per, poi, lasciarli andare.»
Ecco perché il concerto, che si è avvalso di foto e video scelti dalla regista Evelyne Parouty, ha alternato i cavalli di battaglia della Piaf (da “Les amants d’un jour” a “Milord”, da “Mon Dieu” a “Hymne à l’amour”) con quelli dei più famosi musicisti da lei lanciati interpretati da Longhi e con Longhi (come il duetto “À quoi ça sert l’amour?”, interpretato nel 1962 col marito Théo Sarapo) .
Quegli uomini a cui donava tutta sè stessa, inseguendo «cette immense fortune d’être deux», come cantò in “Les Amants merveilleux”. L’unica condizione, quella di innamorata, in cui riusciva a non distruggersi con alcool e droghe. “Signora Piaf, sta giocando con la sua vita”, l’avvertirono un giorno. “E allora?- rispose lei- Con qualcosa bisogna pur giocare!”
Ecco che, quindi, che la serata si è trasformata in un omaggio alla grande canzone francese, quella conosciuta ed amata da tutti, quella di “Les feuilles mortes”, “Et maintenant”, “Et moi dans mon coin” e “Avec Les temps”. Il tutto perfettamente sottolineato dagli arrangiamenti di Stefano Seghedoni interpretati da un supergruppo formato da Enrico Giannino (piano), Giorgio Dellarole (fisarmonica), Davide Sanson (tromba), Alessandro Giorgetta (chitarra), Antonello Peretto (contrabbasso) e Mauro Gino (batteria). «La prima canzone in francese che ho cantato, a 14 anni, è stata “Les feuilles mortes”,–ha ricordato Maura- da allora mi hanno spesso paragonato alla Piaf. L’accostamento è eccessivo, in ogni caso è stata un mio modello perchè aveva una di quelle voci che io chiamo penetranti, capace cioè di entrare in profondità, facendo vibrare le corde più intime della nostra anima. Tra le sue canzoni preferisco “Je ne regette rien”, perchè nella vita non bisogna avere mai rimpianti. Almeno là dove è possibile.»