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Musica valdostana

PATOUE’ EUN MEZEUCCA 2014: tra divertimento ed impegno sociale

1 Yvette phonto

1 patoue phontoGrazie alla poderosa spinta del cantautore Philippe Milleret va avanti il progetto di valorizzazione della canzone in lingua franco-provenzale che ¨demendze 14 désambre¨ ha proposto, al Teatro Giacosa di Aosta, la seconda edizione di Patouè eun Mezeucca, la vetrina dell’associazione nata lo scorso anno.

«E’ un’iniziativa aperta a tutti quelli che vogliono valorizzare la musica popolare in lingua franco-provenzale.- spiega Milleret- “Lenva” che si può adattare a qualsiasi tipo di musica: dal canto popolare al blues, dal rock allo ska.»

Su questa filosofia si fonda il repertorio del suo ultimo cd “Dzenta Vallaye”, ma, anche, diverse rivisitazioni di celebri canti valdostani interpretate durante la serata con il fisarmonicista e cantante Erik Bionaz.

1 paoue phontoPiù filologico, invece, il recupero del repertorio tradizionale da parte dei Trouveur Valdoten della famiglia Boniface di Aymavilles e dei Laripionpion guidati dal “forzato della tradizione” Cesar Marguerettaz.

Presentati da Marie Claire Chaberge, sul palco del Giacosa sono, naturalmente, saliti anche pionieri come i cantautori Maura Susanna e Luigi Fosson, in arte Luis de Jyaryot. Quest’ultimo con la sua Noëla Tradixon”, alla fine degli anni Settanta, rivoluzionò la canzone popolare valdostana, parlando di temi d’attualità in lingua arpitana.

1 patoue 1 phontoSulle sue orme, e su quelle della scomparsa Maguì Betemps, si sono mossi il cantautore d’Ayas Christian Sarteur e, più recentemente, Yvette Buillet di Introd.

Proprio questi ultimi hanno dimostrato come, almeno in musica, l’equazione “patois uguale folclore divertente” abbia, fortunatamente, delle eccezioni.

Yvette, in particolare, in “Coérance” ha stigmatizzato la mancanza di coerenza di molti valdostani. “O che bello andare in giro in macchina con i buoni della benzina– recita il testo- O che bello lavorare per la Regione se del francese mi danno i soldi, ma Louis Marie e Jozé mi raccomando voi non parlate patois.” «Il patois– ha ribadito- non è solo scrivere due canzoni e cantarle sul palco, ma è utilizzarlo nella realtà quotidiana. “Coérance” è un messaggio sociale che, nel 2003, ho rivolto ai politici locali, e sono contenta che alcuni di loro fossero presenti al Giacosa (c’era, tra gli altri, il Presidente della Giunta Rollandin) e l’abbiano ascoltata

1 Sarteur phontoAncora più esplicito il messaggio di Christian Sarteur che ha finito l’esibizione avvolto dalla bandiera indipendentista. «E’ una bandiera che ha 40 annispiega- è nata con il movimento arpitano e non dovrebbe simbolizzare un’utopia ma la realtà di un‘autonomia che, permettendoci una maggiore libertà in tutti i campi, possa sfociare nel sogno di indipendenza e libertà di Emile Chanoux. Se, però, non esercitiamo i nostri diritti li perdiamo, per cui dobbiamo riappropriarci della coscienza di essere valdostani. A cominciare dall’uso del patois, che, purtroppo, molti figli di valdostani non parlano

1 Laripiopion ok P1420291 copyContro la scomparsa del patois e dei valori della vita in montagna si batte anche l’ospite d’onore di quest’anno: la piemontese Valeria Tron, cantautrice patoisant della Val Germanasca, il cui disco “Leve les yeux” è stato selezionato alla Targa Tenco. «La mia missione è puntare un faro onesto sulle mie valli occitane.ha spiegato- Perché, dopo che l’hanno svenduta con bandierine, loghi e spillette, penso sia ora di tornare indietro. E per farlo bisogna aprire le porte, anziché chiuderle. Bisogna creare ponti e legami autentici, come quelli con questo gruppo di valdostani che hanno unito i loro talenti e le loro differenze per cantare la propria terra

1 Tron Valeria ok  P1420326 copy


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