E’ stata roba minima. Roba de barbun, avrebbe cantato Jannacci.
Non, però, i barbun fighi attuali, gli hipster (lui li avrebbe, forse, chiamati cipster), quanto, piuttosto, “barbun” nel senso di gente di buona volontà, che la sera del 28 marzo, nel secondo anniversario della sua morte, ha pensato fosse giusto ricordare anche ad Aosta il cantautore che più di tutti ha cantato i dubbi ed il dolore di chi figo non è.
Di chi è abituato a sentirsi dire: “se me lo dicevi prima” o, peggio, “no tu no”.
Enzo Jannacci lo ha fatto con “una purezza da far stringere il cuore”, come ha detto Paolo Conte.
E, non potendo minimamente avvicinarsi alla sua bravura musicale e teatrale, è stato almeno con questa purezza che una trentina di valdostani hanno cantato e suonato le sue canzoni, attirando all’Espace Populaire la folla delle grandi occasioni.
Gente di varie età e gusti musicali: dal jazzista Beppe Barbera (“Jannacci era, prima di tutto, un jazzista”, ha detto) al cantautore Roberto Contardo, dai rockettari Giampaolo Passanante e Alessandro Ventosi al flautista classico Giovanni Navarra, dal segretario regionale di Rifondazione Comunista Francesco “Pecos” Lucat al grande baritono Federico Longhi. Fino al gruppo corale con piccola orchestra MusicaNostra diretto da quel Riccardo De Siena che la serata ha ideato ed organizzato.
«Ho scoperto che la Musica di Enzo Jannacci mi fa bene all’anima.– ha spiegato Riccardo- Non è stato facile arrangiare i suoi brani, interpretarli e, ancor di più, fare tutto questo per un coro più piccola orchestra. Poi, el milagro! Man mano che la cosa andava avanti, ho smesso di ascoltare Jannacci per carpirne i “segreti” (cosa per altro impossibile) ed ho iniziato ad ascoltarlo per il puro piacere di farlo. Infine -milagro dos!- ho scoperto che la sua Musica è terapeutica, mi fa stare meglio dentro. Se la legge sulla “Buona Scuola” fosse davvero tale, dovrebbe rendere obbligatorio l’ascolto di Jannacci in tutte le scuole, di ogni ordine e grado. Le sue canzoni coprono uno spettro musicale talmente ampio che tra esse trovi cose adatte a tutti, dai bambini ai giovanotti in piena tempesta ormonale….fino ai vecchietti come me (anche se non andiamo più a scuola).»
Sul palco dell’Espace c‘ero anch’io, coinvolto da Riccardo. Un po’ l’ho aiutato ad organizzare, un po’ ho condotto la serata, un po’ ho suonato la chitarra nell‘improvvisata La Banda dell’Ortica.
C’ero anche perché, genialità a parte, ho sempre guardato con interesse di parte a come Jannacci riuscisse a conciliare, nel paese degli steccati, l’essere contemporaneamente medico e cantautore. Anzi, “medico e artista”, come c’è scritto sulla sua tomba.
Molti sanno (forse) delle sue esperienze professionali in Sudafrica, dal professor Barnard, e negli Stati Uniti (da dove era scappato dicendo “lì sono tutti pazzi”, che detto da lui…), ma era stato proprio in Italia che la meschinità e l’invidia aveano fatto sì che spesso, alle sue richieste di collaborazione, si fosse sentito ironicamente rispondere dai colleghi: “no tu no”. Non a caso, laureatosi a 33 anni, aveva finito per trovarsi meglio nel suo studio che in reparti ospedalieri. Fulminante era stata la risposta che aveva dato quando, una volta, avevano affrontato di petto la questione. Alla domanda cosa c’entrasse “un medico specialista a curare i cuori malandati” (come lo definiva Dario Fo) con le canzonette, aveva semplicemente risposto: “L’uomo bisogna conoscerlo da dentro”.
Si ringrazia per le splendide foto in bianco e nero CORRADO FROLA
SCALETTA DI ” QUELLI CHE…JANNACCI”
LA BANDA DELL’ORTICA (Beppe Barbera, Elisabetta Padrin, Giampaolo Passanante e Gaetano Lo Presti)
Jannacci arrenditi
Giovanni il Telegrafista
Vincenzina e la fabbrica- Io e te
Ho visto un re
ROBERTO CONTARDO e BEPPE BARBERA
6 minuti all’alba,
Sfiorisci bel fiore
MARCO PADRIN, ALESSANDRO VENTOSI e GIOVANNI NAVARRA
Aveva un taxi nero
L’Armando
FRANCESCO LUCAT
Ohè sunt chi
La mia morosa la va alla fonte- Via del Campo
Faceva il palo
El purtava i scarp del tènis
MUSICANOSTRA
E la vita, la vita,
Messico e nuvole,
Ci vuole orecchio,
Il primo furto non si scorda mai
FEDRICO LONGHI e BEPPE BARBERA
Vivere
TUTTI INSIEME:
Vengo anch’io no tu no