La volpe che occhieggia nella copertina del loro primo cd (opera di Giuliano Morelli) simboleggia bene la curiosità e l’istinto di chi è fuori dal branco che anima il duo Estremìa, formato due anni fa dall’organettista Vincent Boniface e dalla pianista Marta Caldara.
Due che, con la loro bravura e sensibilità, tengono viva una musica strumentale che affonda le radici nella tradizione proiettandosi in un futuro dai suoni contemporanei.
«In Patois “estremìa” sono i rintocchi di campana che un tempo segnalavano un’emergenza.- spiega Vincent- L’abbiamo scelto perché la situazione della cultura ha, ormai, raggiunto livelli di guardia, oppressi come siamo da musiche finte e sempre uguali che minacciano le nostre orecchie e i nostri animi.»
La via verso la salvezza che i due propongono passa per le forme di danza che si praticano nei balfolk in tutta Europa (dalla Scotish al Cercle Circassien, dall’Andrò bretone alla Mazurca) trasfigurate dalle loro sensibilità ed esperienze, con momenti di improvvisazione e, in tre brani, il moderno beatboxing dell’aostano Lorenzo “Bramo” D’Alonzo (che riproduce i suoni delle percussioni con la voce).
E’ lui che in “Slogan” ripete “That’s folk, baby”, che è il titolo del cd, ma, anche, la frase con la quale Boniface a volte corregge, sorridendo, la Caldara durante le prove, quando questa, musicista di estrazione classica, ha qualche incertezza sulla struttura di pezzi folk che si rifanno alla “nuova tradizione” , quellainventata da gruppi quali Blowzabella, Dédale, Djal e Calicanto, che hanno per primi rivestita la musica folk di un “feeling jazz-rock”.
Accanto ad alcune loro cover, nel cd, pubblicato dalla RoxRecords, non sfigurano le composizioni della Caldara (“Finisterre”) e Boniface (che ne ha scritte ben cinque). Il tutto valorizzato dal bellissimo suono. che non ha niente da invidiare a certe produzioni ECM, frutto della registrazione al MeatBeat studio di Neda e della masterizzazione dal mago Pascal Cacouault.