“Gli amanti del sogno” è un film americano del 1945, con Jennifer Jones e Joseph Cotten, di cui si è persa, forse giustamente, memoria. Il suo titolo italiano (quello originale era “Love letters”), è, però, evocativo di quella fabbrica di sogni che Hollywood è sempre stata. In particolare del sogno “più radicato, mitizzato, popolare e sognato”: quello dell’Amore eterno ed assoluto e della coppia felice. E’ questa la ragione per cui, nel luglio 2013, lo aveva ripescarlo dall’oblio il critico cinematografico e filmeur Michelangelo Buffa per un evento multimediale (mostra, lezione-incontro e cine-concerto) organizzato ad Aosta con l’associazione culturale “framedivision”. Lo ripropone, ampliato, dal 21 aprile all’8 maggio 2016, sempre ad Aosta, ma nella Sala espositiva Finaosta, nell’ambito della rassegna Les Mots.
La mostra è incentrata sulla collezione che Buffa ha di manifesti originali italiani di film del periodo americano classico, tra gli anni ‘30 e ’60, dedicati al tema degli amanti. «In quegli anni non c’era film, ad Hollywood, in cui non venisse narrata, anche, una storia d’amore.- spiega Buffa- L’ideale amoroso fu una vera e propria dolce ossessione. Raramente i film di quel periodo furono visioni di conoscenza o di rappresentazione del mondo, ma, piuttosto, si trasformarono in macchine di evasione, sogni individuali da consumare tutti insieme.»
Nella mostra il tema è sviluppato attraverso manifesti, locandine e foto, una selezione di immagini fisse che fa rivivere amanti perduti attraverso i colori accesi e brillanti di cartellonisti italiani come Cesselon, Martinati e, il più grande di tutti, il romano Anselmo Ballester, presente coi manifesti de “Il falco di Bagdad”, “Il suo nome gridava vendetta” e “Il volto del fuggiasco” restaurati dalla specialista Paola Gallarini. Fasi di questo restauro sono visibili in uno dei video sui temi della mostra realizzati da Buffa e proiettati in alcuni monitor.
«L’idea di questa raccolta– confessa Buffa-nasce da una battuta di un mio amico, che, mentre parlavamo di cinema e ci chiedevamo se fosse possibile un film senza una storia d’amore, se ne uscì con un “è perché l’amore esiste solo al cinema”. L’ ideale di amore monogamico fu spazzato via quando si cominciò a parlare di omosessualità, rapporti multipli e amori diversi. La collezione si arresta, infatti, agli anni Sessanta. Dopo i generi cinematografici si disintegrarono e contaminarono, perdendo la loro credibilità e aprendosi a storie d’amore omosessuale, per esempio i film prodotti da Warhol, e storie dove l’amore libero non è più celato, per esempio i film che hanno come protagonista un Elvis Presley attratto dalle sue giovani e sognanti “fans”.» La mostra è visitabile dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18.