Il 23 luglio scorso si è esibito, per “Musicastelle Outdoor”, ai 1650 metri dell’area picnic di Champlong a Verrayes, ma a suonare in luoghi particolari il quarantasettenne cantautore romano Alex Britti (Roma 23 agosto 1968) è abituato. «Da giovane,- mi ha raccontato- per non disturbare i vicini, prendevo la chitarra e andavo a suonare sull’isola Tiberina, a 5 minuti da casa mia. Mi mettevo sulle sponde del Tevere, proprio dietro l’Ospedale Fatebenefratelli, dove c’è l’arco di un ponte, che crea un rimbombo che sembra di essere in una chiesa, e mi immaginavo fosse un ponte magico che collegava il Tevere al Mississipi, la patria del blues.» E’ la stessa atmosfera che si respira in “Tra il Tevere e il blues”, lo strumentale contenuto nell’ultimo cd di Britti, “In nome dell’amore (volume 1)”, che nel titolo sintetizza la storia musicale del musicista. «Per non scimmiottare gli americani, un bluesman italiano, una volta imparato il linguaggio, non deve rinnegare la tradizione musicale italiana. Nel nostro Dna ci sono le note lunghe e la melodia, per cui, in questo pezzo sembra addirittura di sentire una melodia romana fatta con una sonorità blues.»
“Fondamentalmente un cantautore”, agli inizi degli anni Novanta Britti ha avuto molte difficoltà a imporsi («delle canzoni che scrivevo non gliene fregava niente a nessuno»). A salvarlo è stato proprio il blues affinato nei locali romani e in vari festival italiani suonando con gente come Louisiana Red, Buddy Miles e Billy Preston. «Per mettermi alla prova la Universal mi invitò ad aprire un concerto milanese di B.B. King. Era il 4 maggio 1998, mi presentai solo con la chitarra e all’inizio rischiai la “gattata”, ma poi fu un successo. Al punto che King volle aprissi anche un altro suo concerto.»
Arrivò subito dopo il successo commerciale del singolo “Solo una volta (o tutta la vita)” e dell’album “It.Pop”, che aprirono la strada a hit come “Oggi sono io”, “Mi piaci, “Una su 1.000.000”, “La vasca”, “Sono contento”, “7000 caffè” e “Festa”. Con la registrazione, nel 2001, di “Oggi sono io” iniziò anche una collaborazione con Mina che ha visto Britti suonare in cinque pezzi nel cd “Veleno” e comporre per lei “Se” inserita in “Bula bula”. «Senza voler far torto a nessuno la collaborazione più straordinaria è stato, però, il duetto, in “Volare”, con Ray Charles per celebrare i 50 anni del Festival di Sanremo.»
A Champlong, oltre al trio del tour estivo con Fabrizio Sciannameo (basso) e Manuel Moscaritolo (batteria), era accompagnato dal tastierista Stefano Sastro ed un trio di coriste. «Il tour estivo è frutto del mio avvicinamento all’elettronica e all’elettrica.- ha concluso- La tappa valdostana è, invece, stata una scampagnata senza tanta tecnologia, con uno spettacolo molto ironico. Non voglio, infatti, che le mie canzoni più conosciute se la tirino, per cui le uso per “impiattare” il concerto, arrivandoci attraverso strade inaspettate con pezzi che hanno un climax diverso.»