Seduta sulla più grande fossa sismica del mondo, la faglia di San Andrea (che, secondo alcuni geologi, potrebbe provocare il Big One, un’enorme terremoto che farebbe staccare la California dal continente americano), San Francisco ha sempre avuto familiarità coi terremoti e, di conseguenza, i sensi in allarme. Forse anche per questo è riuscita di captare per prima i mutamenti della società americana (e non solo) ed è stata epicentro di alcuni stravolgimenti sociali.

Fu, per esempio, così negli anni Cinquanta con la BEAT GENERATION, il movimento giovanile che nato a New York, tra la Columbia University ed il Greenwich Village , si trasferì, con Allen Ginsberg, a San Francisco dove trovò terreno fertile per svilupparsi, puntando sul rifiuto di norme imposte, la ricerca di nuove forme artistiche, la sperimentazione delle droghe, la sessualità alternativa, l’interesse per le religioni orientali, il rifiuto del materialismo. LITTLE ITALY– Il quartiere scelto dai Beat fu quello italiano, il North Beach, tra Columbus Avenue, Broadway e Mason Street. A delimitarlo dal Financial Districts (dominato dalla Transamerica Pyramid che si intravede in questa foto) è la Columbus Tower, altrimenti detta Sentinel Building, costruita nel 1907, che nel 1970 è stato acquistata e restaurata dal regista Francis Ford Coppola. Fino al 2016 è stata la sede dell’American Zoetrope, lo studio cinematografico da lui fondato con George Lucas.
CITY LIGHTS BOOKSTORE– Questa libreria, in Columbus Avenue 261, è stata il centro propulsore delle idee, del pensiero e della letteratura Beat. Fondata dal poeta Lawrence Ferlinghetti negli anni 50, coaguló gli intellettuali della Beat Generation: da Jack Kerouac ad Allen Ginsberg, di cui, nel 1956, editó “Howl” (Urlo), libro che gli procuró non pochi guai.
JACK KEROUAC ALLEY– Il caseggiato della libreria è costeggiato da un vicolo, intitolato al celebre scrittore beat, che collega la Columbus Avenue a Chinatown. Vi si trovano tra l’altro, targhe con citazioni di Steinbeck, Kerouac e Ferlinghetti («La poesia è l’ombra gettata dai lampioni della nostra immaginazione»).

VESUVIO CAFE’– Vicino alla libreria, superato il Jack Kerouac Alley, c’è il ritrovo preferito di Kerouac, Dylan Thomas, Neal Cassidy e tutti gli esponenti del Beat. Fondato nel 1948, nel 1965 ospitò anche Bob Dylan.TOSCA CAFE’– Trovandosi di fronte alla libreria City Lights, questo caffè con juke box che suona romanze d’opera italiane era spesso meta di Ferlinghetti e Ginsberg. In seguito lo è stato di Norman Mailer, Rudoph Nureyev, Susan Sontag, Salman Rushdie e Johnny Deep. Secondo Anjelica Huston “la prima cosa da fare a Los Angeles è andare da Tosca. Ogni attore, ogni scrittore, chiunque sia qualcuno deve andare da Tosca.”
CAFFE’ TRIESTE– E’ stato la prima espresso house di San Francisco, aperta nel 1956 da Papa Gianni Giotta che ha fatto amare il cappuccino agli americani. Francis Ford Coppola ha scritto gran parte della sceneggiatura de “Il Padrino” seduto in questo caffè.
BANSKY– In un quartiere alternativo come North Beach non poteva mancare un moderno irregolare come Bansky, che, all’incrocio tra Broadway e Columbus Street, ha realizzato questo murales. “Se non funziona in prima battuta, fa un attacco aereo”.
I QUATTRO ANGOLI PIU’ GAY DEL MONDO– Così venne definito l’incrocio tra Castro Street e la 18th Street. All’incrocio con la 17th Street si trova la Twin Peaks Tavern, il primo bar che, negli anni 70, esternó l’orgoglio gay, in un quartiere, Castro, che costituisce l’anima della comunità gay e lesbica della metropoli.
HAIGHT-ASHBURY– Nato alla fine dell’Ottocento come quartiere residenziale caratterizzato dalle Painted Ladies, case multicolori in stile vittoriano diventate col tempo delle vere e proprie icone di San Francisco, negli anni Sessanta divenne il cuore del movimento Hippies. In particolare l’intersezione tra Haight Street ed Ashbury Street da cui il quartiere prende il nome.
SUMMER OF LOVE– Durante l’estate del 1967, ribattezzata Summer of Love, nel quartiere arrivarono ben 75.000 giovani. Tra questi, il 7 agosto, il Beatle George Harrison, che passeggiò nel Golden Gate Park, venendo assalito da centinaia di fans. Proprio al Candlestick Park di San Francisco,il 29 agosto 1966 i Beatles avevano fatto il loro ultimo concerto live.
RED HOUSE– Al 1524 di Haight Street ha abitato per qualche mese Jimi Hendrix in occasione del suo debutto rivelazione al Festival di Monterey del 1967. In onore di un suo celebre pezzo la casa è stata dipinta di rosso, ed è conosciuta come Red House.
GRATEFUL DEAD– “That’s The Place”, mi disse uno dei ragazzini che stazionano davanti al 710 Ashbury Street. Mi sentii meno vecchio, visto che ero venuto a cercarvi uno dei cimeli della Summer of Love di 50 anni fa. In questa palazzina vittoriana, tra il 1966 ed il 1968, vissero, infatti,con tutta una comune di giovani, i Grateful Dead, i leader incontrastati del rock psichedelico americano. A Cole Street, tra l’altro, c’è un bellissimo murales raffigurante Jerry Garcia, chitarrista storico dei Grateful Dead.
MISSION DISTRICT– Il centro della cultura latina della città è colorato da bellissimi murales,che esprimono l’atmosfera artistica che si respirava, e si respira tuttora, nel quartiere. Tra questi quello del chitarrista messicano Carlos Santana realizzato da Ella Sogomonian.
MONTEREY– Il 7 luglio 2017 sono, poi, andato anche a Monterey, dove si festeggiavano i 50 anni dal primo grande festival rock. Con oltre 200.000 giovani ed un cast stellare in cui spiccarono gli esordienti Jimi Hemdrix e Janis Joplin, aveva segnato la consacrazione del movimento hippie e l’apice (con l’album Sgt. Pepper’s dei Beatles) della cosiddetta «Summer of Love».
ZABRISKIE POINT– Ero arrivato a Los Angeles attraversando la DEATH VALLEY (la Valle della Morte), 200 chilometri che sprofondano fino agli 86 metri sotto il livello del mare di Badwater. Tra i paesaggi più suggestivi le Badlands, piccole colline dall’aspetto lunare sviluppatesi da un antico lago. Alla fine degli anni Sessanta hanno ispirato a Michelangelo Antonioni il film « Zabriskie Point », che prende il nome da una delle zone più suggestive delle Badlands dove è ambientata la scena in cui i protagonisti e tante altre coppie fanno l’amore con la musica di John Fahey. Nella colonna sonora del film figurano anche musiche dei Pink Floyd, Grateful Dead, Rolling Stones, Kaleidoskope e Patti Page.