Fabrizio De Andrè, che di bellezza e di Sardegna se ne intendeva, affermava che “la vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattro mila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso.”
Che, poi, l’uomo moderno abbia potuto trasformare questo Paradiso in un inferno, con un turismo di massa che ogni anno vede arrivare quasi due milioni e mezzo di turisti in un’isola con una popolazione di appena 1.648.176 abitanti, sarebbe un discorso lungo. Basti, per esempio, andare un giorno nella “protettissima” isola di Budelli nel Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena per rendersi conto della barbarie e del degrado che queste “invasioni barbariche” provocano.
Lungi da essere un percorso esaustivo, questi sono alcuni momenti del mio peregrinare nella Sardegna centro-settentrionale nell’estate 2018, che confermano quanto sia riduttivo pensare alla Sardegna solo per il suo pur splendido mare. “In Sardegna non c’è il mare” si intitola un libro di Marcello Fois. A sottolineare il fascino dell’entroterra sardo che “rifiuta, direi quasi geneticamente, il concetto di “divertimentificio” e la condizione di “Caraibi del Mediterraneo”, che tanto piace ai tour operator e ai turisti gossippari.”
RUDERI DELL’ETA’ DEL BRONZO– Quello messo meglio, quello dietro, é il celebre NURAGHE LOSA di ABBASANTA (OR), uno delle più importanti e meglio conservate testimonianze della misteriosa civiltà nuragica che si sviluppò in un periodo che va dall’età del bronzo (1800 a.C) al II secolo a.C. Secondo Diodoro Siculo ebbe origine dalla colonia greca comandata dai figli che Ercole aveva avuto dalle Tespiadi. Il mastio del nuraghe risale a XV-XIII secolo a.C., mentre il bastione, l’antemurale e la cinta murari risalgono a XIII- fine XII secolo a.C.
L’ITINERARIO ROMANICO NELLA SARDEGNA CENTRALE- Dopo l’anno Mille la presenza degli ordini monastici sul territorio del Nord Sardegna si fece più fitta e organizzata, assumendo il controllo delle anime e della vita economica.A testimoniarlo è la ricchezza delle 150 chiese romaniche che rappresentano per l’isola il secondo bene culturale dopo il nuragico. Tra quelle che ho visitato ci sono le chiese di San Giovanni Battista di OROTELLI (NU) , risalente al 1116, e l’ex Cattedrale di San Nicola di OTTANA (NU), costruita fra il 1140 e il 1160. Al suo interno si trova il famoso Polittico di Mariano Polittico di Mariano d’Arborea del 1344
CAMBOSU E IL CARNEVALE DI OROTELLI – Nel paese barbaricino è nato, nel 1895, lo scrittore SALVATORE CAMBOSU, nella cui opera più importante, “Miele amaro“, del 1954, è descritto, tra le altre cose, il Carnevale di Orotelli caratterizzato dai Sos Thurpos (i ciechi), dal volto annerito dalla cenere di sughero: «Partiti a cavallo alla prima alba, imbacuccati nei loro cappotti di orbace nero, con i cappucci puntuti rialzati sembravano gente di inferno. Neri anche i cavalli, finchè non fu come se qualcuno fosse riuscito a incendiare, a levante il bosco umido. Era l’aurora».
IL CARNEVALE DI OTTANA– All’ingresso del paese si è accolti da un monumento ai Bòes e Merdùles, le due maschere della tradizione barbaricina tipiche del Carnevale di Ottana. I Merdules, in particolare, sono “i guardiani dei buoi” che cercano di comandare, invano, i Boes durante la sfilata di Carnevale.
LE TERME ROMANE DI FORDONGIANUS (OR)– L’antica FORUM TRAIANI sorse per la presenza di una sorgente d’acqua calda che sgorga ad una temperatura superiore ai 50º. Intorno ad essa, tra il I° ed il III° secolo dopo Cristo, sorsero imponenti terme romane.
LA CASA ARAGONESE DI FORDONGIANUS– Costruita tra il Cinquecento ed il Seicento e così chiamata per i motivi gotico-aragonesi che la decorano. L’antistante ampio loggiato ha colonne in trachite rossa, mentre le finestre sono decorate con motivi floreali e religiosi. La più interessante è quella della cosiddetta “camera degli sposi”.
S’ARCHITTU- E’ una frazione marina del comune di CUGLIERI (OR) che prende il nome dall’arco di roccia naturale che domina la cala posta subito a fianco della località. Alto 15 metri, nel 2001 è stata teatro del Campionato mondiale di tuffi dalle grandi altezze.
I GIGANTI DI MONT’E PRAMA– Questo pugilatore é una delle 9 statue dei giganti di Mont’e Prama, risalenti al nono secolo a.C., esposte al Museo Marongiu di CABRAS (OR). Antecedenti alle sculture greche, sono una straordinaria testimonianza di uno dei momenti artisticamente più alti e misteriosi dell’ultimo periodo della civiltà nuragica.
LA CORSA DEGLI SCALZI– Sono partiti in centinaia, alle 7.30 del 1° settembre, da Cabras per raggiungere, dopo 8 chilometri, il Santuario di San Salvatore di Sinis. Era la celebre Corsa degli Scalzi, che si tiene il primo weekend di settembre per rievocare la difesa della statua del Santo nel 1619 da parte degli “Scalzi” contro un’invasione dei Mori. Scalzi, appunto, e vestiti di un abito bianco (s’abidu), di corsa hanno portato la reliquia argentata del Salvatore in un’urna (la “muda” che porta la statua cambia, a staffetta, ogni 100 metri), con il suo stendardo a precederli. Domenica 2 hanno, poi, fatto il percorso inverso, riportando la Statua nella Chiesa Maggiore di Cabras. Il tutto tra continue grida di “Viva Santu Srabadoi!!!”
IS ARUTAS (OR)– Centinaia di metri di mare turchese e sabbia di granelli tondeggianti di quarzo finissimo dai riflessi multicolori. Is Arutas è uno dei gioielli dell’area marina della penisola del Sinis.
THARROS– E’ un sito archeologico a cielo aperto, situato nel comune di Cabras, i cui resti risalgono soprattutto al periodo della dominazione romana o della prima cristianità. Le due colonne che attirano maggiormente l’attenzione sono, in realtà, dei falsi moderni (solo il capitello è originale).
LA VARIOPINTA BOSA (OR)– Nel suo Borgo storico spicca il quartiere di sa Costa, fatto di case variopinte che si inerpicano sulle pendici del colle di Serravalle, dominato dal Castello dei Malaspina, risalente al XII secolo.
NOSTRA SIGNORA DE SOS REGNOS ALTOS – Tra i bellissimi affreschi trecenteschi della chiesa di Nostra Signora de Sos Regnos Altos, che si trova all’interno del Castello Malatestiano di Bosa, spicca quello della Leggenda dei tre Vivi e dei tre Morti. L’incontro tra i nobili vivi e loro stessi morti, in diverso stato di decomposizione, è mediato dal santo eremita Macario, che, indicando i morti ai vivi, espone la scritta ammonitrice: “quel che voi siete noi fummo; noi siamo quel che voi sarete”.
STRADA P49 BOSA-ALGHERO – È più breve della Big Sur(solo una cinquantina di chilometri), ma come paesaggi mozzafiato non ha nulla da invidiare alla mitica strada californiana, con calette di sabbia bianchissima incastonate tra scogliere a picco, acqua color smeraldo, vegetazione multicolore e grifoni (c’è l’unica colonia che nidifica in Italia). Poco battuto dalle auto, questo spettacolare esempio di wilderness venne scelto negli anni Sessanta per ospitare una base segreta del Piano Solo (poi Gladio) e, in anni più recenti, per girare lo spot di un’auto FIAT.
ALGHERO (SS)- Uno dei simboli della città è la cupola della Chiesa barocca di San Michele, che, intorno al 1950, è stata rivestita da mattonelle policrome realizzate su disegno di Antonio Simon Mossa e Filippo Figari.
I BASTIONI DI ALGHERO– Alghero è una delle poche città fortificate italiane ad aver mantenuto il 70% delle sue mura con annesse torri (questa è la Torre della Polveriera). Recentemente valorizzati da un restauro, i bastioni offrono una passeggiata sul mare che circonda la città vecchia.
PINO PIRAS– Morto a 48 anni, l’artista algherese interpretó canzoni e testi teatrali in cui valorizzó l’identità linguistica locale con istinto satirico e carattere libero. Un pó come i valdostani Enrico Thiebat e Magui Betemps. A quando una piazza o una via a loro intitolata?
CASTELSARDO (SS)– Una delle perle del Golfo dell’Asinara, con un delizioso e variopinto borgo abbarbicato nella rocca intorno al Castello dei Doria del 1102.
UN’ISOLA IN RETE– Per caso, capitando in una bellissima sala del Castello Doria, di Castelsardo mi sono imbattuto nello spettacolo “Libertà in levare”, in cui gli eporediesi “Le voci del tempo” (Marco Pieroni e Mario Congiu) hanno intrecciato, con musica e parole, le vicende di due rivoluzionari come Bob Marley e Antonio Gramsci. Lo spettacolo era inserito nella bella rassegna “Un’isola in rete” diretta da Giuseppe Pintus e Federico Piras.
NURAGHE PADDAGGIU e ROCCIA DELL’ELEFANTE– Il nuraghe è posto sulla strada che congiunge Castelsardo con Valledoria. Vicino, in località Multeddu, sulla strada per Sedini, c’è, invece, la roccia a forma di Elefante. Alta più di 4 metri, ospita all’interno due domus de janas, risalenti al periodo prenuragico.
LA VALLE DELLA LUNA o PIANA DEI GRANDI SASSI– Nel territorio di AGGIUS (SS) c’è questa spettrale Valle caratterizzata da enormi massi di granito risalenti alle glaciazioni del periodo quaternario.