Per quanto io salga e io discenda queste valli,
più non ritrovo la forma ispida-cordiale
la marcia forte-certa del mulo valdostano
..Docili perfetti carichi o di sassi o d’uomini o provviste
passavate: nipoti dei nipoti dei nipoti
dei muli che vinsero la guerra (il Grappa
il Pasubio l’Adamello): guerra o pace
per voi uguale sempre sforzo sacrificio.
Pure, ogni volta, c’era un punto fermo
oltre il quale- soldato o contadino- il mulo non andava:
questo punto chiamalo, se vuoi: Umana Hybris,
chiamalo Eccesso, chiamalo Angheria.
Il mulo, rigoroso, lo sapeva
e sul punto, preciso, s’arrestava.
Forse rivolta oppure resistenza?
O forse invece lo stupore
che l’uomo sordocieco non sentisse?
Ora io, antichi muli, di voi vorrei avere
il vostro saper-fermarsi, sapere-dire-basta:
una volta impegnata la pazienza,
consumata con gioia la fatica,
puntare inesorabile il mio no:
Giustizia su Limite fondata,
maestri di Giusto i muli della mia infanzia.
(da “Ballata dei tredici mesi” di Daniele Gorret, Garzanti 2003)