«In fondo si intravede una luce… e in fondo ci si arriverà.» Così Franco Grobberio commenta uno degli acquerelli che sta realizzando in questo periodo di “reclusione” casalinga a causa della pandemia da coronavirus.
«E’ un periodo un po’ così, di mestizia.– continua il pittore aostano- Il fatto di dover rimanere segregato in casa mi fa sentire separato dal mondo, un po’ in un’isola. Per me dipingere è una necessità, per cui ho portato tutta la mia roba a casa e sono venuti fuori questi quadri in cui ho espresso una mia seconda maniera stilistica, più intima. Ho disdetto la mostra che dovevo fare a maggio nei locali della Finaosta, per cui sono quadri che faccio per me.»
I paesaggi nebbiosi, dai contorni indefiniti rimandano a quelle “terre di mezzo” (per citare il titolo di un suo quadro) che stanno tra reale ed immaginario. Terre di confine in cui vivono i sogni e gli ideali di bellezza degli artisti e di tutta quella gente che, scontenta del mondo e del modo in cui vive, fugge alla ricerca del “salvamento” di un qualcosa di più e di meglio.
Terre marginali come quelle che attualmente si stanno prendendo la loro rivincita a causa della fuga dalle città per il coronavirus.
Emblematico l’omino che si arrampica su una fune appesa ad una nuvola verso una luce.
«Dopo una crisi c’è sempre una rinascita.– conclude Franco- Vedrai che questa lezione servirà. Qualcuno sarà costretto a meditare e la gente ne uscirà rinforzata.»
Quale potrebbe essere la colonna sonora di questi tuoi acquerelli? «Prelude & Losing Sleep (Still my heart)” di Vangelis. O, ancora meglio “Come to me”, con la voce di Caroline Lavelle.»