fbpx
Musica Lirica

Una soave Mimì illumina “La Boheme” che segna il ritorno della Lirica ad Aosta

Alessandro Fiocchetti e Silvia Susan Rosato Franchini

Eseguita per la prima volta il 1° febbraio 1896, ”La Bohème” di Giacomo Puccini è una delle opere più amate nel mondo. In una recente statistica risulta al quarto posto (dietro “Il flauto magico”, “La traviata” e “Carmen”), con 15.812 rappresentazioni e 2.890 produzioni realizzate in tutto il mondo a partire dal 1960.

Una delle più recenti è quella di Produzione Altra Scena e Goldenart che l’11 gennaio è stata rappresentata al Teatro Splendor di Aosta. Ha segnato il ritorno della Lirica ad Aosta, e, più in generale, alla Saison Culturelle, dove questo genere musicale è stato sempre tenuto ai margini della programmazione. Inspiegabilmente, visto che, tutto sommato, lo Splendor si è riempito anche per una versione povera de “La Boheme”. Per portarla, infatti, in giro e far sì che “la grande opera non sia più un’emozione per pochi” si sono messe da parte i costumi, le scenografie e le masse corali ed orchestrali previste dalla versione originale pucciniana.

Le parti orchestrali, e alcune parti del coro, sono state, pertanto, eseguite dal bravo pianista Umberto Cipolla, che si è avvalso delll’adattamento musicale di Amelia Felle.

Il cast dei cantanti era, invece, affidato ad alcune giovani voci provenienti da vari Conservatori italiani, come Alessandro Fiocchetti (Rodolfo), Giorgia Costantino (Musetta), Vladimir Jindra (Marcello), Vittorio Ferlan Dellorco (Schaunard), Giordano Farina (Colline) e Martin Kurek (Benoit).

Su tutti si è distinta il soprano pugliese Silvia Susan Rosato Franchini che ha incarnato al meglio Mimì, personaggio emblematico di quell’intreccio perfetto e perverso di sentimenti, conflitti e sofferenze con cui Puccini antricipoò la catastrofe sentimentale dei nostri tempi.

Dinamica la messa in scena dell’eclettico regista romano Giancarlo Nicoletti, che, rimanendo fedele alla drammaturgia musicale pucciniana, ha disegnato “bozzetti colorati con una velocità e un ritmo che appartiene al cinema”. La scenografia di Alessandro Chiti, che ha usato pannelli dai colori vivaci, scritte al neon ed animazioni video, è opportunamente ricorsa all’espediente delle parole del libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica riprodotte nella parte alta della scena.

Ispirata al romanzo di Henri Murger “Scene della vita di Bohème”, l’opera racconta l’esistenza spensierata di un gruppo di giovani artisti bohémien nella Parigi del 1830 (“O bella età d’inganni e d’utopie! Si crede, spera, e tutto bello appare!”). Un soggetto che aveva già attirato l’attenzione anche di un altro compositore, Ruggero Leoncavallo, che si offese, vantando il diritto di primogenitura. «Egli musichi, io musicherò.- gli rispose Puccini in una lettera al “Corriere della Sera”- La precedenza in arte non implica che si debba interpretare il medesimo soggetto con uguali intendimenti artistici». Al debutto, al Teatro Regio di Torino con la direzione di Arturo Toscanini, il successo fu tiepido. Tanto da far scrivere a Carlo Bersezio su “La Stampa”: «come “La Bohème” non lascia grande impressione sull’animo degli auditori, non lascerà grande traccia nella storia del nostro teatro lirico». Le ultime parole famose.

Umberto Cipolla e Giorgia Costantino

Rispondi

Scopri di più da Il blog di Gaetano Lo Presti

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading