Chissà come sarebbe la Storia se fosse sempre esistito Internet? La Storia ufficiale è, infatti, stata scritta dai vincitori, dai potenti, da quelli che gestiscono i canali della comunicazione, una “blindatura” che è saltata da quando c’è il web con la sua informazione libera. In questo senso appare, quindi, “storica” l’apertura del sito “Storia della Valle d’Aosta” (www.storiavda.it) da parte dello storico aostano Marco Cuaz. «Non è un caso che la prima sezione sia “Storici e Storie”.- spiega- Le storie, infatti, sono tante quante sono le persone che le raccontano. Diffido di chi dice che una sola, la propria, è vera. La storia non è una scienza esatta, è un racconto di cui è essenziale sapere chi è il narratore. Bisogna, soprattutto, difendersi dai suoi usi politici, perché è un grande deposito di materiali per costruire o disfare le identità, legittimare o delegittimare il presente, in sostanza per costruire il futuro. Bisogna, allora, sempre chiedersi chi racconta la storia, a chi, perché, chi lo paga, e come ha lavorato lo storico, su quali fonti, con quali pregiudizi. La storia deve insegnare a diventare sospettosi, prudenti, accorti detectives.» Oltre a quelli di Cuaz, che ne è direttore, sul sito sono già presenti contributi di Sandro Di Tommaso, Silvana Presa, Patrizio Vichi, Andrea Desandrè e Gianna Cuaz Bonis, ma chiunque lo voglia, attraverso la sezione “Scrivici”, può proporre saggi, articoli, recensioni e correzioni, che saranno vagliate da Cuaz in base ad un giudizio di rilevanza “non di natura politica, ma esclusivamente scientifica”.«Non credo- spiega ancora lo storico- che ci sia una storia grande e una piccola, anche perché l’École des Annales ha insegnato che anche aspetti un tempo considerati marginali possono diventare straordinarie chiavi di lettura del passato. Vorrei, in particolare, che la sezione “Cronologia” diventasse, come “Wikipedia”, una sorta di Enciclopedia collettiva. C’é, poi, una sezione “Materiali didattici”, rivolta al mondo della scuola, che intende raccogliere, per mettere a disposizione di tutti, materiali di storia valdostana pensati per gli studenti.» Perché ha deciso di mettere la storia valdostana sul web? «Ormai, più che sulla carta stampata, la comunicazione viaggia sul web che dà visibilità in ogni parte del mondo. E poi un libro è definitivo, mentre sul web il lavoro si può aggiornare e correggere. Ma, soprattutto, il web è oggi il vero luogo della libertà: se, per esempio, uno in Valle va a proporre un libro ad un editore, questi, salvo lodevoli eccezioni, risponde che deve prima parlare all’assessore, poi decide se pubblicarlo. A me sta benissimo il giudizio del pubblico e della comunità scientifica, non il controllo del potere politico. La ricerca storica deve essere libera.»