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Jazz Musica valdostana

Il percussionismo “di confine” di GUIDO GRESSANI

“State ascoltando il mio prossimo Cd!”. Sta diventando un’abitudine sentire il batterista valdostano Guido Gressani spiegare al pubblico dei suoi concerti importanti che la registrazione degli stessi confluirà nel suo prossimo CD live. Era successo il 25 Agosto 2006 al Teatro Romano quando aveva registrato “Faces”, è successo lo scorso 27 aprile al Teatro Giacosa dove, nel corso del concerto per la “Saison Culturelle”, ha registrato “Terra di confine”. Con lui, anche questa volta, i fedeli Andrea Manzo (basso), Paolo Ricca (pianoforte) e Gianni Virone (sax), e, in più, Flavio Boltro, uno dei migliori trombettisti europei, aduso a collaborazioni eccellenti come quella con Michel Petrucciani (con cui si esibi’ anche ad Aosta). Distratto da troppi impegni, il musicista torinese ha, però, dedicato poco tempo alle prove dei pezzi non rendendo al meglio nelle complesse partiture messe a punto da Gressani con l’aiuto di Paolo Manfrin. «Li ha, comunque, “aperti” in senso più jazzistico– spiega Gressani- mostrandosi interessato al progetto e offrendosi di rifarlo in altre occasioni perché considera la mia musica molto originale. Ho intitolato il cd “Terra di confine”, sia perché lo è la Val d’Aosta, sia perché nella mia musica si fondono vari stili che sono frutto delle esperienze fatte nella mia lunga carriera.»  In oltre quarant’anni di musica, Gressani è, infatti, passato  dalla musica da ballo al pop sinfonico dei “Paradiso a Basso Prezzo”, dalle collaborazioni etniche con Luis de Jyaryot alla canzone-cabaret della “Piccola Compagneria del Tristallegra”. Finchè l’evoluzione del gusto musicale lo ha portato ad avvicinarsi al jazz. Non è, quindi, un caso l’ascolto di un quartetto d’archi (arrangiato da Manfrin ed eseguito, con suoni campionati, da Andrea Dugros) come ouverture di “Trait d’union”. O il soffice incedere “progressive” della ballata “My sweet winter”. O, ancora, il funky di “Smooth” che si conclude con un motivetto che ha fatto cantare il pubblico del “Giacosa”. E’, comunque, nei ritmi latini che, fin dal primo Cd “Coccobello”, Gressani dà il meglio di sé. Lo confermano brani come “Drum Up” o “Vampiros”, ideali per il suo efficace drumming, ma, anche rampa di lancio per i “soli” di fiati cui ha affidato linee melodiche con un retrogusto malinconico. Fuochi d’artificio finali, poi, con l’assolo “Salsa cum clave” nel quale Gressani ha cercato di riprodurre il classico gruppo percussionistico cubano su un “ostinato” di “clave”, una specie di campanaccio cubano suonato col pedale. «Adesso lavorerò sulla registrazione con Andrea Dugros, sperando, anche grazie al nome di Boltro, di trovare al Cd una distribuzione nazionale

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