fbpx
Jazz

BRIAN AUGER, testimonial di “Jazz Health” alle terme di Saint-Vincent

Una prova vivente di quanto il jazz mantenga in salute è il tastierista inglese Brian Auger che la sera del 9 agosto si è esibito nel salone delle Terme di Saint-Vincent per la rassegna “Jazz Health”. A settantuno anni, infatti, suona l’organo Hammond con lo stesso entusiamo di quando, nel 1963, lo scoprì sentendo “Back At The Chicken Shack” di Jimmy Smith in un negozio di dischi di Londra. Il suono dell’ Hammond B-3 di Auger attirò subito Long John Baldry, uno famoso perchè aveva lavorato coi Beatles. Insieme formarono gli “Steampacket”, scritturando come cantanti Julie Driscoll e l’allora sconosciuto Rod Stewart. Furono i primi di una lunga lista di rockstar e jazzisti famosi incrociati da Auger, che annovera, tra gli altri, chitarristi come John McLaughlin e un certo Jimi Hendrix. «Chas Chandler, bassistadegli “Animals”, me lo portò nel club di Soho in cui suonavo.-ha ricordato Auger- Jimi si fece prestare la chitarra e mi chiese di fare gli accordi di una canzone che non conoscevo: “Hey Joe”. Poi partì sicuro anche se tra il pubblico c’era gente come Eric Clapton, Jeff Beck e Stevie Winwood. Alla fine eravamo tutti sconvolti. E Clapton più di tutti, tanto che disse: Mio Dio, sono finito.» Tra i pionieri del jazz-rock coi “Trinity”, nel 1968 Auger è stato il primo artista pop ad essere chiamato al Montreux Jazz Festival.

«Usavo i ritmi r’n’b e funky dei dischi della Tamla Motown– mi ha spiegato– mettendoci sopra le armonie e l’improvvisazione jazz. Devo molto alla musica nero-americana ed ho spesso fatto delle versioni di canzoni dei miei idoli (da “I want to take you higher” a “Maiden Voyage”: n.d.r.), stupendomi ogni volta di come avessero più mercato degli originali. Finchè una volta uno di questi idoli, Herbie Hancock, mi ha spiegato che era dovuto al nuovo sound inglese con cui le arrangiavo. E’ il suono che mi ha fatto tornare in auge negli anni Novanta sull’onda dell’Acid Jazz.»

Purtroppo l’acustica infame del salone di Saint-Vincent e un’intesa sicuramente da perfezionare col gruppo, hanno fatto si’ che l’Hammond di Auger, pur sempre grintoso, abbia faticato ad “entrare” nei pezzi della “Novecento Groove Machine”, la formazione di cui nell’occasione era ospite con il bravissimo batterista della Costa d’Avorio Paco Sery (già ascoltato ad Aosta con Joe Zawinul). I “Novecento” sono un gruppo a conduzione familiare formato da Dora (voce), Lino (chitarra), Rosanna(basso) e Pino (tastiere) Nicolosi, che, dopo trascorsi pop di un certo successo negli anni Ottanta, si sono trasformati in “Novecento Groove Machine” avvicinandosi al jazz e collaborando con musicisti di fama internazionale (da Billy Preston a Stanley Jordan, da Chaka Khan a Gino Vannelli) che hanno impreziosito una serie di cd prodotti dalla “ZTT” di quel Trevor Horn, celebre come cantante dei “Buggles” di “Video killed the radio stars” e degli Yes.

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: