A distanza di cinque anni dalla sua ultima esibizione, la sera del 6 maggio il cantautore Vinicio Capossela è tornato in Valle con un concerto al Palais Saint-Vincent arrivato sull’onda della pubblicazione del nuovo cd “Marinai, profeti e balene”. Di “onda”, nel vero senso del termine, si può parlare visto che i diciannove pezzi inediti del doppio cd esplorano a modo loro la metafora del mare, e, più in generale, dei miti, contenuta nel
“mare di carta” dei testi classici (da Omero alla Bibbia) o della grande letteratura americana dell’Ottocento (il “Moby Dick” di Melville, in testa). «La letteratura di mare è la più epica, perché è la metafora del viaggio della vita», sostiene Capossela. Eccolo, quindi, in questa sua “Marina Commedia” cantare di marinai coraggiosi, di polpi d’amor, di sirene e, soprattutto, di balene. Non a caso gli spettatori del Palais lo hanno visto muoversi nel ventre di una balena gigante simbolizzato da lunghe braccia meccaniche che da vertebre si sono, di volta in volta, trasformate in braccia del Polpo d’amor, onde in tempesta e altro ancora. «Nel mio disco– continua Capossela- tutto si mischia con tutto: i marinai esplorano il mondo, i profeti indagano e le balene sono tutto ciò che è fuori misura: come Dio o i Ciclopi. Le balene, poi, sono come il destino che si riconosce dalla coda, solo quando è passato.» Il cd arriva dopo venti anni di carriera spericolata
condotta da Capossela nel continuo tentativo di rendere epiche le cose abituali. Una voglia di “altrove” resa musicalmente grazie a mondi sonori creati da strumenti insoliti e inusitati che sul palco del Palais sono stati suonati da una ciurma variopinta formata da Francesco Arcuri (sega musicale,
campionatore, steel drum, saz, santoor), Mauro Ottolini (trombone, conchiglie, flauti, kalimba, temporale), Achille Succi (ance, flauti, shakuhachi, shehnai, tin whistle), Alessandro “Asso” Stefana (chitarre, banjo, baglama), Glauco Zuppiroli (contrabbasso), Zeno De Rossi (batteria, conga, gong delle nuvole, teste di morto) e Vincenzo Vasi (theremin, campionatore, marimba, glockenspiel). «Un anarchico disordine sonoro– spiega Capossela- che cerca di scongiurare l’ordine del silenzio che, poi, è quello della dittatura. Nella speranza che ci siano sempre uomini coraggiosi capaci di “errare”, sia nel senso dell’errore che dell’avventurarsi in mare aperto. Perché per voltar la testa basta la debolezza. Uomini che preferiscono cacciare il Leviatano Capitale, piuttosto che essere ingoiati nell’oscurità del suo ventre dove non regnano né virtù, né conoscenza e nemmeno senso del destino.». Nocchiero abituato ad affrontare gran tempesta, di Capossela in Valle si ricorda il concerto del 3 agosto 2001, in Piazza della Cattedrale, che fu investito da un diluvio che fece saltare l’impianto di amplificazione e luci. Passato il fortunale, il cantautore era, comunque, tornato su un palco che sembrava un acquario e, non amplificato e sotto la luce dei lampioni, con megafono e pianoforte aveva sciorinato due ore di concerto acustico. «Il motto della mia vita– ha concluso- è il massimo del risultato con il massimo dello sforzo, perché se non hai dato tutto non hai dato ancor. “Marinai, profeti e balene” è il mio spettacolo più coraggioso, fatto per un pubblico di coraggiosi come questo di Saint-Vincent. La montagna, come il mare, è fuori misura e l’alpinista ha qualcosa in comune con il marinaio, perché, come lui, per conquistare le cime deve tagliare i punti per il ritorno.»