Nelle foto ufficiali il quarantenne musicista galiziano Carlos Nuñez, che è stata la star del concerto che si è tenuto la sera del 9 settembre al Teatro Romano di Aosta, compare spesso con in mano la gaita e, sullo sfondo, il mare. Non a caso, perché la tipica cornamusa gallega è lo strumento che ha fatto conoscere lui e la Galizia nel mondo, mentre l’Atlantico è la via di comunicazione attraverso la quale la musica del mondo è arrivata in Galizia. «Grazie a viaggi spesso pericolosi– ha raccontato prima del concerto- la musica ha viaggiato dall’Irlanda al Nord Africa, spingendosi, addirittura, in Sud America. E tutto ciò, si è, naturalmente, riflesso sulla nostra musica tradizionale. Senza contare il famoso cammino di Santiago de Compostela con cui sono arrivate da noi influenze da tutta Europa.»
Il concerto di Nuñez era inserito in una giornata del “Festival des peuples minoritaires” dedicata a questa piccole enclave celtica nel nord-ovest della Spagna. «La Valle d’Aosta è per l’Italia quello che la Galizia è per la Spagna.- ha continuato- Come voi siete stati a lungo il capolinea dell’Italia, così i Romani ci chiamavano “finis terrae”, perché era il punto più ad ovest verso cui si erano spinti, oltre il quale c’era l’oceano.»
Forte di più di un milione di cd venduti e di collaborazioni eccellenti che vanno da Ryuichi Sakamoto a Madonna, Nuñez ha suonato dappertutto. Valle compresa. «Ho scoperto la musica celtica quando a 12 anni andai, in Bretagna, al festival di Lorient. Da quel momento ho contribuito a far ritrovare al mio paese il suo spirito celtico. Perché la musica celtica è una piattaforma che, al di là della lingua, aiuta i paesi, anche quelli non celtici, a ritrovare le proprie tradizioni. Mi piace cercare identità simili alla mia in altri paesi, e in Valle mi sento a casa, perché c’è un mondo di storie e leggende che si riflette in una musica che ricrea la magia e il mistero che sono alla base dello spirito della musica celtica.»
Ad Aosta Nuñez, accompagnato da un quartetto che annoverava alla batteria il fratello Xurxo Núñez, ha fatto un viaggio musicale che, seguendo idealmente il cammino di Santiago, si è snodato tra musiche celtiche e medievali e qualcuna delle tante colonne sonore interpretate: da “L’isola del tesoro” (con cui iniziò la collaborazione con gli irlandesi “Chieftains”) a “L’ultimo Samurai”. Ha anche trovato il tempo per chiamare sul palco i connazionali della Banda de Gaitas Xarabal e alcuni ospiti del “Nord dell’Italia”: dalla famiglia del liutaio Michele Sangineto ai valdostani Luis de Jyaryot, Maura Susanna ed Alberto Visconti con cui ha cantato “Raggle taggle gypsy”. Conclusione con il pubblico in delirio ed una scatenata “Rupert’s Mambo”.
“…UN SIGNORE ALTO ALTO CHE FA TANTI MESTIERI…“
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