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“Mod Generations” dell’ “old soul rebel” TONY “FACE” BACCIOCCHI presentato ad Aosta

Sorta alla fine degli anni Cinquanta in Inghilterra, quella Mod (abbreviazione di “modernism”) è stata la prima moda giovanile che si è ribellata alle regole della società adulta dandosi regole straordinariamente precise. Un vero e proprio ossimoro per una controcultura, ma, forse, anche il motivo per cui, “vivendo elegantemente in circostanze difficili”, è riuscita a sopravvivere in buona salute fino ai giorni nostri.

Lo ha testimoniato il 17 dicembre Antonio Bacciocchi, presentando all’Espace Populaire di Aosta il libro “Mod Generations” nell’ambito della rassegna “Maximum Punk & Beat”. Cinquantenne piacentino, Bacciocchi, in arte Tony Face, è giornalista, scrittore, blogger, organizzatore di concerti, DJ radiofonico, produttore discografico e batterista di gruppi punk (Chelsea Hotel e Not Moving) e mod (Spider Top Mods). Nel 2009 ha, poi, pubblicato il primo album solista “Old Soul Rebel”, il cui titolo è la sua migliore definizione. «L’anima di tutte le controculture giovanili è il non accettare le regole della società.– ha spiegato- E’ una pulsione tipica dei giovani che già tra la fine dell’800 e i primi del 900 si era strutturata in culture come quella Wandervogel, in Germania, e Apache,in Francia. A distinguerle è il diverso modo estetico e musicale di interpretare questa ribellione.»

I Mod hanno, per esempio, sempre curato il modo di vestire, spingendosi ad adottare il classico “giacca e cravatta”. Ad esso è legato anche il caratteristico uso di scooter italiani come Vespe e Lambrette. «Vestendo impeccabilmente, per andare a ballare preferivano la Vespa alle moto perché non schizzava olio, e, quindi, non si macchiavano All’Espace si è, naturalmente, ascoltata anche musica Mod suonata da Marco Brunet, Beppe Barbera e Diego Tuscano. «Per distinguersi- ha concluso Bacciocchi- i Mod hanno sempre privilegiato l’ascolto di musica poco conosciuta, soprattutto quella nera americana. Per cui la musica Mod è un universo sconfinato che va dallo ska a certe forme di reggae, dal northern soul al modern jazz. Anch’io vado continuamente alla ricerca di cose nuove, e, col passare del tempo, mi accorgo che trovo cose più creative ed interessanti nel passato. “Future in the past”, come cantavano i Four by Art, uno dei primi gruppi mod italiani.» Quale sarebbe la tua personale colonna sonora del libro? «Un pezzo qualsiasi dei Jam, “My generation” dei Who, Ray Charles, “Glory boys” dei Secret Affairs e poi cose soul a scelta

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