Il cantautore Stefano Giaccone è un “veterano dai trascorsi quasi epici”. Così, almeno, lo ha definito il collega in “trascorsi epici” Sergio Milani presentando il quarto appuntamento della rassegna “Così Ribelli” che il 9 febbraio vedrà il cinquantatreenne musicista piemontese esibirsi con la cantante Giovanna Mais all’Espace Populaire di Aosta.
Sul fatto che sia stato “uno dei più rilevanti musicisti della scena indipendente italiana” concordano, comunque, anche varie Storie del rock italiano, che sottolineano come, nel 1981, abbia formato i Franti, band che, per il suo mix di progressive, jazz e punk, nel Dizionario del Pop-Rock di Baldini & Castoldi è considerata “forse il più importante gruppo underground degli anni ottanta in Italia”.
Come se non bastasse, ha fondato anche l’etichetta indipendente BLUBUS coi Kina, nei quali ha militato (con il Sergio Milani di cui sopra) dal 1990 al 1993.
«Facevamo una musica che si guardava attorno, ribellandosi. -ricorda- Coi Franti ci bloccammo quando capimmo che la possibilità di modificare quello che non andava era quasi nulla. E pensare che all’epoca c’era un circuito alternativo, adesso siamo, invece, ridotti a gruppi di compratori e non costituiamo più una società in grado di produrre una cultura e, quindi, neanche una controcultura. L’alternativa adesso avviene con altri mezzi, per esempio Twitter, e non più sui valori quanto, piuttosto, attraverso le opinioni.»
Una metamorfosi che ha investito anche il punk, “l’ultima attestazione udibile di una resistenza al mondo Globale della Televisione e del Consumismo”. «Io sono punk, non sono “un” punk.- precisa Giaccone- Perché il punk non è un genere musicale, ma un’attitudine e un modo di vivere che oggi non è assolutamente di moda. Ecco perché oggi c’è un sacco di gente che suona punk ma non mi interessa.»
Una via di uscita dalla massificazione che ha cambiato antropologicamente gli italiani non può che passare attraverso la cultura ed il recupero della memoria. Ecco, quindi, lo spettacolo “Vincenzina Franti, operaia punk”, di cui all’Espace si potrà ascoltare un estratto. «In questo momento di confusione cerco di creare delle connessioni con la realtà che ci circonda con un viaggio nelle trasformazioni sociali italiane attraverso le canzoni. Ho creato una specie di Archivio Attivo di pezzi che sappiano raccontare la storia della nostra gente seguendo un filo che va dalla Resistenza fino al Punk, passando per la canzone femminista e cantautori come Tenco. Lo spettacolo, insieme a “Pasolini Punk”, sta all’interno di un progetto che si chiama Storia Sociale Marziana, che riattraversa Musiche, Idee, Sogni e Rivoluzioni, dal Dopoguerra ad oggi.»