“Un brivido di assoluto” è stato un titolo perfetto per il pomeriggio organizzato da Cristina Arruga, al Castello di Tour de Villa di Gressan, il 16 febbraio. Perfetto per l’atmosfera della sala del caminetto del castello medioevale, per il programma (le suites per violino solo di Bach e le parole di Anselmo d’Aosta), per i protagonisti: la violinista Sonig Tchakerian ed il critico musicale Lorenzo Arruga.
E’ stato quest’ultimo a dare il titolo all’evento, riprendendo una definizione della musica data da papa Paolo VI, allora vescovo di Milano, ad un gruppo di studenti del Conservatorio: “ha il compito tremendo e affascinante di interpretare del mondo d’oggi: le aspirazioni, le inquietudini, il brivido d’assoluto, di placarne con un messaggio di serenità le oscure crisi di pensiero e sentimento”. Compito che la musica di Johann Sebastian Bach assolve da più di tre secoli, rinnovandosi attraverso gli interpreti. Lo conferma il “nuovo Bach” di musicisti come il pianista iraniano Ramin Bahrami e, appunto, l’italiana di origini armene Tchakerian.
«Seguendone ferreamente l’esattezza, Sovig non rinuncia a niente nella costruzione del suo Bach – ha spiegato Arruga- e facendoci partecipi di tutto quello che in qualche modo la tocca ci apre continuamente sorprese, emozioni, riflessioni da fare.» Non è, del resto, un caso che la Decca abbia scelto proprio lei per l’incisione delle Sei Sonate e Partite per violino solo di Bach, che, registrate nella chiesa veneziana degli Armeni, saranno pubblicate a marzo. E’ il degno coronamento di una luminosa carriera iniziata, piccolissima, sotto la guida del padre, medico e violinista.
«L’ho conosciuta che aveva 17 anni.- ha ricordato Arruga- Insegnavo storia ed esperienze musicali in una città lombarda ed avevo bisogno di una che suonasse Bach in un modo che “passasse” bene. Incuriosito dalla segnalazione di questa giovane e brava armena di Padova, la scelsi pur non conoscendola di persona. Ricordo che vidi arrivare una timida ragazza che non riconobbi finchè non mi disse: io sono la violinista. Come, però, cominciò a suonare, tirando fuori un suono enorme, esclamai: qua ci siamo.»
La stessa sensazione avuta dal selezionato uditorio del castello di Gressan, dove le sue splendide esecuzioni di Bach si sono alternate alla recita, da parte di Arruga, di citazioni dai “Monologium” e “Proslogium” del grande teologo e filosofo medievale Anselmo d’Aosta (di casa al Tour de Villa dove abitò la sorella Richeza). Arruga ha, infatti, avvertito una vicinanza fra l’arte di Bach, nel suo esprimere in assoluto la realtà e la bellezza, come se fosse direttamente Dio a scrivere, e il pensiero di Anselmo d’Aosta che mostra e gode l’infinita ed imparagonabile grandezza del Creatore mentre sente la terribile, esaltante nostalgia della sua vicinanza. «Pur essendo autori profondi e scrivendo con linguaggio complesso,- ha concluso- sia Bach che Anselmo non richiedono una preparazione specifica per dare qualcosa, perché, in ogni caso, toccano ognuno a suo modo.»