Aridatece Sherazade ! Confuso nel clima fiabesco de “Le mille e una notte”, si è via via perso l’importante valore simbolico che questa principessa persiana incarna nella celebre raccolta di novelle orientali. La sua capacità di ammaliare, con la voce e i racconti, il sanguinario sultano Shahriyar, simbolizza, infatti, il ruolo civilizzatore della fantasia e dell’Arte. Quando, dopo mille e una notte, questi le concede salva la vita, Shahriyar è un uomo che le sue storie hanno reso migliore: più civile, più sensibile, più sognatore.
Sulle tracce di Sherazade si muovono oggi cantanti seducenti come Ilaria Mureddu ed Elisabetta Padrin che l’8 marzo, in occasione della Festa della Donna, si sono esibite nel salone del CCS Cogne di Aosta con il chitarrista torinese Alessandro Giorgetta. Una “Night with the Ladies”, la loro, che, senza arrivare ai miracolosi risultati ottenuti dalla principessa persiana, ha, comunque, fatto sì che gli spettatori siano, alla fine, usciti un po’ più riconciliati con la vita.
Niente palme e minareti del regno di Tartaria per le due interpreti, ma l’illuminazione soffusa ed i tavolini del classico jazz club. Un’ambientazione studiata da Giorgetta, che, oltre ad essere l’organizzatore del concerto, le ha accompagnate con raffinati arrangiamenti di evergreen vecchi e nuovi. da “Billie Jean” a “Maniac”, da “The girl of Ipanema” a “Les feuilles mortes”. Più orientata verso il pop Ilaria, ventiduenne torinese che ha studiato alla Vocal Academy di New York, più jazzy Elisabetta, ventitreenne aostana con trascorsi al CET di Mogol ed esperienze variegate che vanno dal pop al metal.
Entrambe bravissime, con la loro voce, a fare viaggiare gli spettatori in mondi musicali diversi, e, in ogni caso, lontanissimi dallo stressato tran tran di tutti i giorni. Per una notte liberi dagli stereotipi e dalla ripetitività che, iperstimolando l’attenzione del pubblico televisivo, lo rimbambiscono, provocando quella forma di passiva teledipendenza che gli psicologi, capovolgendo l’originaria funzione della principessa, hanno chiamato “sindrome di Sherazade”. Aridatece Sherazade, quindi, ma quella che stimolava la fantasia con canti e racconti non quella che ammoscia coi programmi di Carlo Conti.