Il primo giugno 2013 il chitarrista romano Alberto Radius ha compiuto 71 anni, più di cinquanta dei quali passati a suonare coi migliori musicisti italiani e stranieri: da Adriano Celentano a da Stevie Wonder, da Franco Battiato a quel Lucio Battisti che proprio quella sera ha ricordato nel corso del concerto finale della Saison Culturelle.
A settanta anni dalla nascita e 15 dalla morte del cantautore reatino, al Palais Saint-Vincent ne hanno, infatti, interpretato alcuni successi i suoi cloni vocali Audio2 e, appunto, Radius, che, coi Formula Tre, è stato l’unico ad aver accompagnato il cantautore reatino dal vivo nelle storiche tournée del 1969 e 1970. Molti dei pezzi suonati al Palais li avevano interpretati proprio in quelle venti date: da “Il tempo di morire” a “Non è Francesca”, da “Un’avventura” ai grandi successi scritti appositamente per loro.
Il primo, “Questo folle sentimento”, nel settembre 1969 fu, tra l’altro, il primo 45 giri pubblicato dalla casa discografica “Numero Uno” fondata da Battisti con Mogol. «L’avevo conosciuto quando avevo 12 anni, ad un festival di gruppi scolastici a Roma.- racconta Radius- Ci siamo, poi, ritrovati nel 1969 a Milano. “Ho aperto una casa discografica ed ho un pezzo della Madonna”, mi disse. Era “Questo folle sentimento”, che, arrangiato con un sound progressive, divenne la sigla finale del Festivalbar e lanciò i Formula Tre. Come chitarrista Lucio non era nulla di eccezionale, però ci dava che ci dava. Arrivava a casa mia con la chitarra, mi faceva sentire un pezzo, ed io gli dicevo: è troppo semplice, dallo ai Camaleonti . Anche “Eppur mi son scordato di te” era una canzonetta, gli abbiamo, però, dato un tocco rock, e il riff iniziale è diventata la sigla con cui comincio sempre i nostri concerti.»
Ma i ricordi di Radius spaziano anche su altri protagonisti della musica mondiale, a cominciare dal leggendario Jimi Hendrix. «Quando, nel maggio 1968, venne a suonare a Milano gli fermarono gli strumenti alla dogana, sembra per cercare la droga, per cui mi chieserodi prestargli l’amplificatore. Avendo una serata vicino Milano, glielo lasciai sul palco. Quando, alla fine, tornai per recuperarlo gli strinsi la mano e lui mi disse delle cose in inglese che non capii. Nella confusione gli fregarono il wah wah che, in seguito, sono riuscito a recuperare. L’ho usato per anni e adesso è oggetto di culto.»
A Saint-Vincent Radius ha suonato in quartetto con Enrico Bianchi (tastiere e voce), Alfredo Vandresi (batteria) e Ciro Di Bitonto (tastiere), il gruppo con cui continua a portare in giro per il mondo (ultimamente sono stati in Giappone) la musica progressive dei Formula 3, ma, anche, del gruppo formato successivamente, Il Volo, e dei suoi album solistici di cui al Palais ha interpretato pezzi come “Nel ghetto” e “Che cosa sei?”.
Gli altri protagonisti della serata sono stati gli Audio2, gruppo, formato dai napoletani Giovanni Donzelli e Vincenzo Leomporro, impostosi negli anni Novanta per alcune belle canzoni (interpretate anche da Mina) e la straordinaria somiglianza della voce di Donzelli con quella di Battisti. Dopo le canzoni scritte con Mogol, nel 2009, per l’album “Mogol/Audio2”, il processo di avvicinamento al loro indubbio modello si è concretizzato a Saint-Vincent con l’interpretazione piuttosto calligrafiche di alcuni suoi successi e versioni delle insolite “Non è un canto brasileiro” e “Il rinoceronte”.
Albero Radius e FORMULA TRE
Questo folle sentimento
Eppur mi son scordato di te
Non è Francesca
Dies irae
Il nastro rosa
Che cosa sei?
Un’avventura
Il respiro di Laura
Nel ghetto
AUDIO2
Il mio canto libero
Ancora tu
Perchè no?
Arrivederci
L’aquila
Anche per te
Non è un canto brasileiro
La luce dell’Est
La collina dei ciliegi
Il rinoceronte
Una donna per amico
Sono le venti
Acqua e sale
INSIEME nei BIS
La canzone del sole
Il tempo di morire