«Questo ficcatelo nel culo.» Conscio della sua bravura, il celebre pianista Ferdinand “Jelly Roll” Morton così apostrofa il collega Danny Boodman T.D. Lemon, alias Novecento, quando decide di “spezzarlo in due” nella sfida che è una delle scene madri del film “La leggenda del pianista sull’oceano”. Attacca, quindi, ad una velocità folle (oltre 300 di metronomo) la sua virtuosistica “The Finger Breaker”.
Morton, il pezzo e la stessa sfida non sono usciti dalla fantasia di Alessandro Baricco, autore del libro “Novecento” da cui il film è tratto.Ferdinand “Jelly Roll” Morton è, infatti, realmente esistito.
Nato a New Orleans il 20 ottobre 1885, è un pianista e compositore rimasto nella storia del jazz per le sue qualità musicali, ma, anche, per l’eccentricità (aveva un diamante incastonato in uno dei denti centrali) e un carattere megalomane che lo portò a proclamare di aver “inventato il jazz” (lo fece scrivere nei biglietti da visita e per sostenerlo, sembra, si sia aumentata l’età).
Inevitabilmente si attirò le antipatie dei colleghi: da Duke Ellington, che gli riconobbe soltanto “il talento di parlare di Jelly Roll Morton” , al pianista Willie (the Lion) Smith che lo chiamava ‘Mr. One-hand’ e diceva che “era uno che non chiudeva mai bocca”.
Proprio con quest’ultimo avvenne realmente la sfida romanzata nel film. A parti invertite, però, perchè Morton, che perse, era bianco e somigliava al Novecento del film, mentre Willie (the Lion) Smith, che vinse, ricordava l’attore Clarence Williams III che nel film impersona Morton (diamante nei denti compreso).
Giusta è, invece, l’affermazione che lo stile di Morton, che traghettò il jazz dal ragtime allo stride, si sia formato suonando nei bordelli di New Orleans, dove allietava l’attesa dei clienti. Questo fece sì che la nonna di Morton, quando lo seppe, lo cacciasse di casa, ma, anche, che il pianista si conquistasse la fama di superdotato sessualmente. «Jelly Roll vuole dire grosso rotolo goloso- affermava, spavaldo- e se volete sapere il perché chiedete a tutte le ragazze tra Toronto e Santa Fè.»
Ecco, infatti, come, nel film, la voce del trombettista Max , amico di Novecento, lo descrive musicalmente. «Jelly Roll Morton non suonava, sfiorava le note. Era come una sottoveste di seta che scivola via dal corpo di una donna. Le sua mani erano farfalle, leggerissime. Aveva iniziato nei bordelli, a New Orleans, lì aveva imparato ad accarezzare la tastiera. Quelli che facevano l’amore, al piano di sopra, non volevano baccano. Volevano una musica che scivolasse dietro le tende e sotto i letti, senza disturbare. Lui faceva quella musica lì. E in quello, veramente, era il migliore.»
Ottimo e stimolante !
Grazie, Luigi