Da San Paolo a Leonardo da Vinci (con il suo “Uomo Vitruviano”), dall’esoterismo dei Rosacroce alla filosofia ermetica il macrocosmo ed il microcosmo sono sempre stati considerati in rapporto diretto perché parte di un’unità. «Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso», sosteneva, per esempio, Ermete Trismegisto.
Su questa scia si inseriscono i PrettyVegas, giovane duo bresciano che il 14 febbraio si è esibito al Rock’n’roll di Aosta. Si è trattato, infatti, della terza tappa di un minitour di presentazione del loro primo cd, “Supernova”, un concept album che usa l’immaginario astronomico come metafora dei rapporti umani.
Ecco, dunque canzoni come “Senza gravità” (“sai che fuori dall’atmosfera c’è spazio solo per il silenzio”), “Nel vuoto” (“so che cosa si rischia saltando nel vuoto che ho scavato tra me e il mondo”) e, soprattutto “Supernova”, che usa la luminosissima stella che sta per morire, esplodendo, come simbolismo della frantumazione di un rapporto amoroso.
Nel pezzo forse più riuscito dell’album, “Sospeso”, i PrettyVegas si ispirano, invece, al record del salto in caduta libera più alto stabilito lo scorso anno dall’austriaco Felix Baumgartner che si lanciò da 38.969 metri (“mi spezza il fiato il solo pensiero di un uomo che salta da qui”).
Concetti belli spessi, che Nicola Messedaglia (voce, chitarra e tastiere) e Matteo Mutti (basso e tastiere), ad Aosta supportati dal batterista Andrea “Mick” Ziglioli, hanno saputo rivestire di un accattivante alternative rock con forti influenze elettroniche.
Importante l’apporto del produttore Federico Malandrino, che ha saputo dosare i momenti ballabili (come nei due singoli finora pubblicati, “Veleno” e “Nel vuoto”) alternandoli ad atmosfere rarefatte (come “Sospeso” e “Supernova”) che sembrano una naturale prosecuzione del lavoro sui “mantra musicali” fatto dal musicista torinese con Francesco-C.
Malandrino, che vive ad Aosta, ha, inoltre, contribuito al lancio dei dARI. «Più che scoprire le band, le aiuto a crescere,– confessa- per cui ho spinto i ragazzi alla ricerca di uno stile personale e verso una poetica rarefatta. Ne è venuto fuori un prodotto molto valido che si rifà al migliore pop rock italiano, l’ultima cosa buona uscita dall’Italia negli ultimi anni.»