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Jukebox Musica Classica

JUKEBOX (33)- “Märchenerzählungen Op. 132” di ROBERT SCHUMANN

 

Robert-Alexander- Schumann

schumannsFossero le conseguenze neurologiche di una sifilide mal curata, o l’aggravarsi di una sindrome maniaco depressiva, o, ancora, la schizofrenia, certo é che nel 1853 Robert Schumann ( Zwickau 8 giugno 1810) aveva molte ragioni per avere paura di diventare pazzo.

Accanto ad una serie infinita di altre paure (dellacqua, degli spazi aperti, dellaltitudine, di essere avvelenato e di morire), di manie (ordinava e catalogava ogni cosa con meticolosità certosina, come se il controllo su quanto gli stava attorno potesse fermare il caos della sua mente) aveva, infatti, vere e proprie allucinazioni uditive.

Riferiva di sentire un suono continuo come di lontani ottoni, sottolineato dalle più meravigliose armonie, che, dopo un podi tempo, sintensificò fino a diventare un coro di angeli che cantavano una melodia che lui cercava affannosamente di trascrivere senza riuscirci.

La situazione sarebbe precipitata l’anno successivo con il tentativo di suicidio e l’internamento nel manicomio di Endenich, presso Bonn, dove morì nel 1856, ma nell’estate 1853 la vita di Schumann conobbe l’ultimo raggio luce sotto forma della visita del ventenne Johannes Brahms, che scatenó il suo ultimo fervore creativo.

1482ef16d7f7e6fafc920fb3e5bcb08bfe0c6f1eNell’ottobre nacquero, così, le “Märchenerzählungen (Fiabe) Op. 132” per un organico inconsueto: clarinetto, viola e pianoforte. In un periodo tragico della sua vita Schumann tornò, così, a rifugiarsi nell’intimo mondo della fantasia e del sogno tipico dell’ infanzia a cui aveva giá dedicato le “Märchenbilder” per viola e piano e le suites per piano “Kinderszenen” e “Album per la gioventù“. Ne venne fuori un capolavoro che, non a caso, passò indenne dalla spietata selezione della moglie, la grande pianista Clara Wieck, che, nell’intento di preservare la memoria futura del compositore, arrivò a distruggere molte composizioni di quel suo ultimo anno creativo, perché, a suo dire, già minate dal morbo della follia. Vertice assoluto della composizione é il visionario terzo tempo “Ruhiges Tempo, mit zartem Ausdruck (un tempo tranquillo. Con tenera espressione)” che sa, per l’ultima volta conciliare i due poli che caratterizzarono l’opera del genio tedesco. “L’oblio di se stessi è la somma poesia; la consapevolezza la somma prosa.aveva, infatti, scrittoPortati agli estremi si toccano nel genio.”

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