“That’s folk, baby”. E’ la frase con la quale il polistrumentista Vincent Boniface corregge, sorridendo, la pianista Marta Caldara durante le prove, quando questa, bravissima musicista di estrazione classica, ha qualche incertezza sulla struttura di pezzi folk che i due suonano sotto il nome di Estremìa.
Inevitabilmente “That’s folk, baby” è diventato il titolo del primo cd, di prossima pubblicazione, di un duo dall’ insolito organico (organetto e pianoforte).
In realtà l’etichetta “balfolk” con cui i due valdostani vengono presentati è riduttiva per la musica che suonano, visto che si rifanno alla “nuova tradizione” inventata da gruppi quali Blowzabella, Dédale, Djal e Calicanto, che, partendo dalla musica folk, l’hanno per primi rivestita di un “feeling jazz-rock”. «La maggior parte dei pezzi– conferma Marta- sono danze di stampo tradizionale che io ho arrangiato per piano e, in alcuni casi, riarmonizzato, i cui temi trattiamo come fossero standards jazz.»
Nel cd ci saranno anche quattro pezzi originali (tre di Vincent ed uno della Caldara) e l’ospitata del beatboxer aostano Bramo, che nel suo intervento vocale canta, guarda caso, proprio “That’s folk, baby”.
Nato un anno fa, il gruppo ha preso il nome dal termine patois, Estremìa, che indicava la campana che dava l’allarme quando c’erano emergenze. «L’abbiamo scelto– conclude la Caldara- perché la situazione della cultura ha, ormai, raggiunto livelli di guardia.»