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Danza

Il premio “Anselmo di Aosta” a CARLA FRACCI, un mito pieno di verità e credibilità

1 FRACCI nto1 FRACCI 2 ontoLa gioia e l’amore– scriveva Goethe- sono le ali per le più grandi imprese.” Lo conferma il Premio Anselmo d’Aosta che dal 2014 viene assegnato “a chi ha dato gioia nell’arte” dagli “Amici del Tour de Villa”, gruppo che vuole valorizzare dal punto di vista culturale l’antico castello di Gressan di proprietà della famiglia Arruga.

Dopo Riccardo Muti e Claudio Scimone, il 17 ottobre il suo prestigioso palmarès si è arricchito del nome di Carla Fracci, regina indiscussa della danza italiana, che, anche grazie a lei, ha potuto affermarsi sui palcoscenici di tutto il mondo. Partendo dalla Scala di Milano, dove divenne prima ballerina nel 1958, la sua notorietà artistica si è estesa nel mondo grazie alle collaborazioni con le più prestigiose compagnie straniere e coi più celebri coreografi (da John Cranko a Maurice Béjart) e danzatori (da Rudolf Nureyev a Mikhail Baryshnikov). E’ stato soprattutto con interpretazioni di ruoli romantici come Giulietta o Giselle che la Fracci è entrata nell’immaginario collettivo del pubblico, ispirando scultori come Francesco Messina (che la raffigurò in un ritratto in gesso policromo) e poeti come Eugenio Montale (che le dedicò la poesia “La danzatrice stanca”). Alla sua notorietà ha contribuito anche un’assidua presenza televisiva, culminata con la trasmissione “Serata con Carla Fracci” e lo sceneggiato, del 1981, su Giuseppe Verdi in cui interpretò la moglie Giuseppina Strepponi.1 FRACCI 3 nto

Per non parlare della pubblicità di un sapone che contribuiva a mantenere “un viso giovane e acqua e sapone.” Anche questo ha, forse, aiutato la sua sempitèrna giovinezza fisica e artistica, che ha fatto sì che lo scorso agosto abbia festeggiato i 79 anni esibendosi all’Anfiteatro romano di Lecce in “Shéhérazade e le mille e una notte”. Il 28 settembre, poi, è andata in scena al Moscow State Musical Folklore Theatre in un nuovo spettacolo su un amore giovanile del compositore russo Sergej Rachmaninov. «Era uno spettacolo di danza e prosa ideato dal coreografo Nikolai Androsovha raccontato la Fracciin cui ho anche recitato, leggendo il diario della quindicenne Vera, il primo amore del compositore. Ho lavorato con un ragazzo di 19 anni molto bravo, ma che quando abbiamo cominciato a provare tremava.»

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La presenza della ballerina ha, naturalmente, emozionato anche tutti i presenti alla cerimonia di consegna del Premio, condotta, al Castello Tour de Villa, dal critico Lorenzo Arruga. «Da giovani noi tutte avremmo voluto essere Carla Fracci», ha detto la padrona di casa Cristina Arruga, facendosi portavoce del mix di ammirazione ed aspirazione che diverse generazioni di ragazze italiane hanno provato per lei. Comprese le giovanissime allieve dellEcole et Conservatoire de danse di Ellada Mex e del Centre Professionnel de Danse “Etude”, che, coordinate dal regista urugyuayano Milton Fernandez, l’hanno accolta al Castello e, successivamente, all’Auditorium della BCC Valdostana, insieme all’Oura Brass Ensemble.

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«Ho portato la danza un po’ dappertutto, ma è la prima volta che vengo in Valle.- ha ammesso la FracciPer anni mi sono attirata le critiche di alcuni addetti ai lavori che mi dicevano: ma chi te lo fa fare di andare a fare tutto questo lavoro nella provincia? Invece era fondamentale promuovere la danza anche lontano dalle sue sedi istituzionali, nelle piazze e nei tendoni. Per portare al maggior numero di persone la stessa gioia intellettuale che il vostro Santo Anselmo, a cui il premio che riceverò è intitolato, ha dato con la profondità del suo pensiero.»

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La Fracci ha ascoltato compiaciuta le belle parole con le quali l’ha sommersa Lorenzo Arruga, che, negli anni Settanta, scrisse “Perchè Fracci, il primo libro, oggi introvabile, sulla ballerina. «Nella sua poesia Montale ne ha descritto, da par suo, la fatica che, quando danzava, aveva nel posare i piedi per terra.- ha notato il celebre criticoLa novità che ha introdotto come interprete è l’aver portato il melodramma nel balletto. Ci sono state altre ballerine espressive, ma nessuna come lei è stata completamente, in modo melodrammatico, al servizio di vicende che ci prendono.» Parole che sono molto piaciute anche al marito della Fracci, Beppe Menegatti, che ha definito Arruga «un vero grande Maestro». «Ho avuto la fortuna di incontrare maestri straordinari che mi hanno aperto la mente.- ha aggiunto, a tal proposito, la Fracci- Il futuro é indubbiamente dei giovani, ma non bisogna dimenticare che il Maestro rimane fondamentale per il suo apporto di tradizione ed esperienza. Sennò si finisce, come troppo spesso succede adesso, a ridurre tutto a tecnica, senza più più fantasia né magia. La mia é stata una favola alla Cenerentola, perché la mia infanzia l’ho vissuta in campagna a contatto con la natura, le vacche e la gente vera. Ma sono queste le cose che, rimanendomi addosso, mi hanno aiutato ad arrivare al pubblico con veritá e credibilitá

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