Fin dalla prima rappresentazione, avvenuta al Teatro khediviale dell’Opera del Cairo il 24 dicembre 1871, l’Aida di Giuseppe Verdi è legata a grandi eventi. Quella volta celebrò, in leggero ritardo, l’apertura del canale di Suez, nell’ ottobre 2015, in occasione della riapertura del Museo Egizio di Torino, ha segnato il debutto nell’impegnativo ruolo della protagonista del soprano valdo-napoletano Anna Pirozzi.
L’allestimento del Teatro Regio di Torino è stato di quelli memorabili, con un direttore del calibro di Gianandrea Noseda ed un regista come William Friedkin, celebre per aver diretto “L’esorcista” e “Il braccio violento della legge”, che nel 1971 fece incetta di 5 Oscar. Da qualche anno quest’ultimo si è dedicato alla lirica perché, ha dichiarato, “la preferisco al cinema che ritengo una forma espressiva decadente.”
«Friedkin si è mostrato molto attento alle nostre espressioni facciali– racconta la Pirozzi- anche se in Teatro, non essendoci i primi piani, alla fine non si vedono. La sua è una regia molto classica, ed ha voluto che durante tutta l’opera indossassi un vestito rosso molto scollato perché mi vuole avvenente.»
Particolari che in occasione della recita del 17 ottobre sono passati in secondo piano di fronte ad una sua strepitosa interpretazione che ha fatto sì che, al termine, il pubblico le abbia tributato autentiche ovazioni.
«Avevo molto timore perché la mia parte è difficilissima.– ha spiegato- In particolare nel terzo atto canto la romanza ”O cieli azzurri” che ha un do estremo e subito dopo attacco i duetti col baritono e con il tenore. Resto in scena per tre quarti d’ora, per cui ci vuole una resistenza vocale non indifferente. Ma Aida deve avere tutto: voce, morbidezza, piani, pianissimi, forti, temperamento, carattere, dolcezza, amore…è un pò il ritratto di quella che sono io.»
Proprio quel do naturale sovracuto di “O cieli azzurri”, che Verdi voleva eseguito in piano, è espressione parossistica dell’ansia erotica del personaggio, ma, anche del suo essere combattuta tra passioni opposte.
Da quella per il padre, il re degli Etiopi Amonasro, che la ricatta (“Non sei mia figlia…Dei Faraoni tu sei la schiava!”) se non farà rivelare a Radames, capo dell’esercito Egizio e suo amante, “qual sentier il nemico seguirà”, a quella per l’amato che deve reprimere per il suo stato di schiavitù e la gelosia di Amneris, figlia del Faraone (interpretata dalla brava Anna Maria Chiuri).
Un “cul-de-sac” emotivo, reso alla perfezione dalla Pirozzi, che si sublima nella morte insieme all’amato (“ivi ogni affanno cessa, ivi comincia l’estasi d’un immortale amore”). Scena finale in cui Friedkin ha avvolto i due amanti murati vivi con una luce immateriale e trasfigurante sottolineata dai violini sovracuti, facendone il contraltare intimo e privato al grandioso, celebre, finale del II° atto che rappresenta, invece, il trionfo del potere totalitario dei sacerdoti egizi.
La Pirozzi interpreterà ancora Aida nelle recite del 21 e 23 ottobre in cui si preannuncia la presenza di molti altri suoi ammiratori provenienti da varie parti d’Italia e, in particolare, dalla Valle. Tra l’altro all’allestimento del Regio partecipa anche il tenore di Verrès Dario Prola, che, oltre a far parte del Coro, interpreta la parte del messaggero che porta notizie della guerra tra Egizi ed Etiòpi (“Il sacro suolo dell’Egitto è invaso dai barbari Etiòpi…”).
Dopo Torino, a fine novembre Anna sarà al Palacio Euskalduna di Bilbao per debuttare nella parte della regina Elisabetta dell’opera “Roberto Devereux” di Gaetano Donizetti. Il 25 febbraio 2016, infine, debutterà alla Scala di Milano come Lucrezia Contarini ne “I due Foscari” di Giuseppe Verdi, affiancata, nella parte baritonile del Doge Francesco Foscari, dal grande Placido Domingo.