Il 13 maggio 2016 il Club Tenco ha festeggiato, a Sanremo, i 100 anni dalla pubblicazione dell’Antologia di Spoon River del poeta statunitense Edgar Lee Masters.
Lo ha fatto con la maratona ‘244+1 lettori per Spoon River‘ (quante sono le poesie di Masters più il prologo ‘La collina’), che, nel pomeriggio, si è tenuta tra le viuzze del centro storico, e un grande spettacolo serale, al Teatro del Casinò, culminato con l’esecuzione, da parte di Morgan e Cristiano De André, di ‘Non al denaro non all’amore né al cielo‘, lo storico album scritto da Fabrizio De André con Giuseppe Bentivoglio e Nicola Piovani.
«Avrò avuto diciott’anni quando ho letto Spoon River.– confessò Faber- Mi era piaciuto, forse perché in quei personaggi trovavo qualcosa di me. Nel disco si parla di vizi e virtù: è chiaro che la virtù mi interessa di meno, perché non va migliorata. Invece il vizio lo si può migliorare: solo così un discorso può essere produttivo.»
«Fabrizio ha fatto un lavoro straordinario.- commentò, a sua volta, Fernanda Pivano, che, nel 1943, per aver tradotto l’antologia era finita in carcere- Ha praticamente riscritto le poesie rendendole attuali. Cambiando profondamente quello che era il testo originale ha molto migliorato le poesie. Sia Masters che Fabrizio sono due grandi poeti, tutti e due pacifisti, tutti e due anarchici libertari, tutti e due evocatori di quelli che sono stati i nostri sogni. »
Incredibilmente De Andrè non ripropose mai dal vivo l’album, limitandosi a cantarne la celeberrima “Il giudice”. Si dovette, pertanto, aspettare il 2005 perché Marco “Morgan” Castoldi, dopo aver pubblicato in cd la sua versione del lavoro, riproponesse “Non al denaro” in un tour che il 17 marzo 2006 toccò il cinema “Giacosa” di Aosta, per la “Saison Culturelle”.
«Ho scoperto questo ed altri concept album nell’estate del 1986. – mi spiegò in quell’occasione- Mi sono divertito con alcuni amici a suonarli e, alla fine, sono entrati nel mio DNA musicale. L’idea di rifarlo mi è venuta guardando i remake cinematografico di film come “Delitto perfetto” e “Psycho”. In realtà volevo fare “Il Cantico dei drogati”, perché “Tutti morimmo a stento” è l’altro album di De Andrè, di cui si poteva fare il remake, ma guarda caso proprio in quel momento mi telefonò Dori Grezzi per chiedermi di rifare dal vivo “Non al denaro”. Visto, a questo punto, l’impegno che comportava, pensai subito di registrare anche il Cd. Chiamai, allora, la Sony e dissi: avrei questa idea, che ne dite? Carina- risposero- ma l’obiettivo massimo è di 2.000 copie. Invece di copie ne ho venduto più di 30.000, che di questi tempi…»
Quello che subito si nota, feci notare, è che la tua versione è più rilassata rispetto all’originale, c’è meno rabbia ed ironia e più malinconia e disincanto… «Disincanto è una parola interessante perché c’è dentro il canto, ma, anche, l’incanto. E, visto che sono dei canti di morti, si può parlare di discanti. E’ nel canto che si sente la differenza tra i due Cd, perché l’emissione vocale di Fabrizio, pur bellissima, era sempre uguale, mentre io ho più dinamica. E, poi, il disco originale era un po’ troppo ansioso, troppo veloce per i mezzi di Fabrizio che, infatti, nonostante l’amasse, non l’ha mai cantato dal vivo, con l’eccezione di “Un giudice”. Io ho diluito e rallentato il tutto, anche perché così lo ritengo più conforme all’idea pacata e luminosa della morte che c’è nell’”Antologia di Spoon River” alla quale De Andrè si è rifatto.»