Ripensando alla propria vita è più facile che uno ricordi notti insonni che grandi dormite. Lo sanno bene The Room che all’insonnia, che ha afflitto per anni il chitarrista Loris Massera, hanno dedicato il concept album “Insomniac”, ma lo può confermare Patrick Passuello che ricorderà sicuramente a lungo la notte del 1° giugno 2016 in cui non è riuscito chiudere occhio per la valanga di emozioni scatenate dal B.Y.O.B. (Bring Your Own Bottle) Party organizzato nel suo atelier aostano, il P-Fucktory Studio.
Una “serata da urlo”, come l’ha definita il quarantaquattrenne artista visivo valdostano, in cui tutti gli elementi si sono miracolosamente combinati decretandone il “sciuccescio”. La sede (un garage trasformato in loft post atomico), le vettovaglie portate dai partecipanti(in particolare il beveraggio), il light design di Rocco Andreacchio, la musica (il djset di Andrewsz Selection ed il live show di The Room) e, soprattutto, la gente che vi è accorsa in massa. Presi bene, per una sera hanno “coagulato” le individualità di tutti i giorni intorno alla figura di questo “artista delle feste”.
«Questo spazio- spiega Passuello- è nato anche per smuovere qualcosa a livello culturale in Valle, visto che con la crisi le istituzioni latitano. Lo scopo è divertirsi in un ambiente diverso e stare bene, magari cercando di aprire un po’ la mente alla gente.»
Partito con feste con deejay e avendo già in programma eventi espositivi, nell’occasione Patrick ha proposto per la seconda volta musica dal vivo. «La prima volta ci fu un’improvvisazione di Daniele Iacomini (basso) e Luca Benedet (batteria). Stasera, invece, ho avuto l’immenso onore di avere The Room che ho corteggiato per almeno tre anni, prima di prenderli all’amo.»
Pochi lo ricordano, ma lo stesso Passuello ha suonato quasi professionalmente, facendo parte, tra il 1988 ed il ’92, dei Celtica. «Poi mi sono sentito più attratto dalle arti visive, ma tuttora ho una chitarra elettrica con un ampli con cui pasticcio. Non mi sogno, comunque, di suonare in una band, perché o si fa bene una cosa o se ne fa un’altra. Sono un patito di classica, da Bach alla contemporanea, e mi piace il rock, in particolare la new wave: dai Joy Division agli Interpol ed Editors.»
Grazie ad affinità musicali elettive è nato, poi, il sodalizio con il quarantaduenne dj sardo Andrea Pitzianti, in arte Andrewsz, che il 1° giugno ha contribuito non poco a creare il climax giusto per la “serata da urlo”. «Me l’hanno presentato nel marzo dello scorso anno e da allora è rimasto il mio deejay di riferimento.- racconta Patrick- Fa un genere molto jazzistico, ma è è molto eclettico, per cui è capace di spaziare dalle avanguardie berlinesi a cose strane psichedeliche…»
La due foto non firmate (quella di Patrick e questa del pubblico) sono di MAURO PAILLEX