«Il bello della musica– ha detto Bob Dylan– è che quando ti colpisce non senti dolore.» Fortunatamente, visto l’intensità delle note e dei versi che il 6 aprile hanno investito gli spettatori dell’Armadillo di Courmayeur durante il concerto del supertrio formato da James Maddock, Brian Mitchell e Alex Valle.
E Dylan non è citato a caso. E’, infatti, il filo rouge che unisce l’inglese Maddock (che come tutti i cantautori ne ha tratto ispirazione), il romano Valle (che da anni suona della band di Francesco De Gregori, di cui Dylan è nume tutelare) ed il multistrumentista statunitense Brian Mitchell, che col menestrello di Duluth ha addirittura suonato. «Mi ha chiamato e mi ha chiesto se conoscevo “Return To Me” di Dean Martin,-ha ricordato Brian- così mi sono ritrovato a suonare la fisarmonica con lui per un episodio della serie televisiva “The Soprano’s”.»
E’ solo una delle sue innumerevoli collaborazioni eccellenti. Seguendo l’ordine alfabetico, l’elenco si apre con The Allman Brothers e si chiude con Zucchero Fornaciari, ma in mezzo ci sono B.B. King, Mary J Blige, Roger Waters, Jackson Browne, Jeff Buckley, Elvis Costello, ZZ Top, Peter Frampton, Donald Fagen, Gloria Estefan e Nina Simone. Brian si può ascoltare, inoltre, in cinque produzioni discografiche vincitrici di Grammy award: una con B.B. King, una con Les Paul e tre con Levon Helm. Con quest’ultimo ed altri membri dei leggendari The Band suona attualmente nei The Weight. «E’ il miglior musicista che vive a New York», dice di lui Maddock, che, trapiantato da anni a New York, anche lui non scherza in fatto di collaborazioni eccellenti: da Larry Campbell, storico collaboratore di Bob Dylan, a David Immerglück, chitarrista dei Counting Crows, e Mike Scott, leader dei Waterboys. Per non parlare di Bruce Springsteen con cui si è esibito più volte sul palco del Paramount Theatre di Asbury Park nel concerto conclusivo di Light of Day, la maratona di songwriter americani che girano il mondo con l’obiettivo di raccogliere fondi per la ricerca sul morbo di Parkinson.
Collaborazioni nate dalla stima che tutti nutrono per un cantautore rivelatosi vent’anni fa con lo straordinario album “Songs from Stamford Hill” dei Wood, la sua band dell’epoca, e che a New York ha affinato il talento, come si può ascoltare negli album “Wake Up and Dream” del 2011, “Another Life” del 2013 ed “Insanity vs Humanity” del 2018. Esibitosi più volte in Italia negli anni scorsi (con Valle, ma, anche, con David Immerglück) Maddock ci torna adesso per promuovere l’ultimo album, “If It Ain’t fixed, Don’t Break It”, dal sapore rock’n’roll e vintage.
La scaletta del concerto valdostano ha ripercorso un po’ la sua carriera: dalla “Never ending” di “Songs from Stamford Hill” a “Music in the stars” dell’ultimo album. Con, in mezzo, gioiellini come “Stars align” (da “Sunrise on Avenue C”) e “Keep you dream” e “Beautiful Now” da “Wake up and dream”. Perfetti gli interventi strumentali di Valle al mandolino ed alla steel guitar e di Mitchell al piano ed alla fisarmonica. Quest’ultimo si è, tra l’altro, ritagliato esaltanti spazi solistici con le proprie “Tango” e “Bad Attitude” ed una versione della dylaniana “Simple twist of fate”. Finale, a richiesta di Luciano Angelini (gestore dell’Armadillo), con una stupenda “Nearest thing to hip”, scritta da Maddock con Mike Scott e contenuta il “Modern Blues” dei Waterboys.
NEAREST THING TO HIP C'era una caffetteria a pochi isolati di distanza, Aperto sette giorni, chiamato The Brilliant Mistake Dove una ragazza dai capelli corvini con le labbra scarlatte E i fianchi snelli serviva caffè e torta Su uno stereo crepitante i fantasmi di Sun Ra, Charlie Parker, Miles e Coltrane soffiavano Mi dondolavo sulla sedia, con quel dolce dolce jazz nell'aria, il sole splendeva Era la cosa più vicina alla moda Era la cosa più vicina alla moda In questo cesso. E non c'è più
Ovunque vada, vedo strade che sono poco distinte e molto banali e sul banale Come siamo arrivati a questo? Abbiamo scandagliato l'abisso Con la grazia contorta della legge della domanda e dell'offerta Bene, è inutile piangere e sospirare Pietra, legno, filo, vetro e cemento Ma c'è un piccolo negozio di dischi con un pavimento di legno che non c’è più che ero solito frequentare Era la cosa più vicina alla moda Era la cosa più vicina alla moda In questa città. E non c'è più
Ora ho bisogno di uscire da questo chiasso / E ricordo un bar vecchio stile che un tempo conoscevo
Con un barista vecchio stile che indossava abiti vecchio stile / Ma quando arrivo lì è stato raso al suolo dai bulldozer
Quindi seguo il mio naso giù a Comatose Lane Attraverso il passato spogliato, ed i rifiuti strappati Di Piazza Woebegone
Fino a quando mi trovo su Deadbeat Street, I piedi cominciano a dolere, la disperazione nell’aria
L’unica cosa luminosa in questa città rovinata sono i cartellone pubblicitari che si vedono ovunque come le ombre beffarde
E l’ammuffita e polverosa libreria di seconda mano È ora una sala giochi di divertimenti incrostata di canaglie