In un mondo pandemico in cui sono sempre più gli uomini di “libertà”, che preferiscono vivere da soli e non essere scocciati, c’è quanto mai bisogno degli uomini d’amore che la sera del 12 gennaio hanno popolato il palco del Teatro Splendor di Aosta per la versione teatrale del film “Così parlò Bellavista” di Luciano De Crescenzo.
Attori e personaggi che, naturalmente, vengono da Napoli, la capitale del regno dell’amore, inteso in senso più universale di apertura, confronto, contatti. Napoletana è la scoppiettante coppia di protagonisti, Marisa Laurito e Geppy Gleijeses, che in tre anni, segnati da lunghi stop pandemici, sono riusciti ad accumulare più di 150 repliche di un lavoro che, in realtà, inizialmente non volevano fare.
Nonostante Alessandro Siani e lo stesso De Crescenzo l’avessero lusingato con un «Sulo tu ‘o può ffà!», Geppy Gleijeses aveva, infatti, nicchiato a lungo, impegnato, com’era, in due lavori diretti da Liliana Cavani. «Poi ebbi la trovata di ambientarlo nel bel palazzo di via Foria dove nel 1978 De Crescenzo aveva girato il film.– spiega l’allievo prediletto di Eduardo De Filippo, che a quel film aveva partecipato- Volevo fare solo l’adattamento e la regia, poi mi feci una domanda: perché devo arricchire qualcun’altro? E allora decisi di fare io Bellavista». Chiese, quindi, all’amica Marisa Laurito di interpretare la parte della moglie di Bellavista, che nel film era stata di Isa Danieli. «Quando mi chiamò– ricorda la Laurito- ho pensato che questo spettacolo non fosse tanto per la quale, perché era molto complicato portare il film in teatro. Quando, però, ho letto il copione ho capito che Geppy aveva imbroccato in pieno la modalità. E ho accettato».

Sul palco dello Splendor c’era con loro una compagnia composta da 12 attori napoletani di altissimo livello, in cui spiccava Benedetto Casillo, che, come nel film del 1978, interpretava Salvatore, il vice sostituto portiere di un condominio intorno a cui gira la varia umanità descritta da De Crescenzo nel suo libro. Dall’impresario di pompe funebri che spinge per l’acquisto di bare a rate che portano bene perché fanno vivere di più a “Core ‘ngrato”, esattore della camorra con pacemaker. Dal posteggiatore che non suona la chitarra “per non disturbare” alla comare che si lamenta degli uomini “fallopratici” (“perchè sono pratici, ma anche prepotenti, perchè dicono sempre: fallo, fallo”). Al centro di tutto c’è il professore di filosofia in pensione Gennaro Bellavista, la cui saggezza, non particolarmente apprezzata in famiglia, si esprime al meglio in cenacoli sui generis tenuti con una corte di discepoli “epicurei”, che, cioè, “si adattano accontentandosi di poco, purché questo poco ci venga dato al più presto possibile”. Le sue certezze sono scalfite dall’arrivo nel condominio del dottor Cazzaniga, uno “stoico” milanese trasferitosi a Milano in quanto nuovo direttore del personale dell’Alfasud. “Dottó lei mi sta sballando i parametri”, gli confessa Bellavista dopo una poetica scena in un ascensore bloccato in cui lo conosce meglio. “Gli uomini d’amore nascono dappertutto, lei ne è un esempio”, ammette alla fine, abbracciandolo.
Scena in ascensore tratta da un’esperienza realmente vissuta da De Crescenzo, che fu alla base della sua decisione di diventare scrittore. Un giorno si ritrovò , infatti, bloccato in ascensore con un dirigente della Mondadori cui confidò di avere problemi di liquidità, e fu così che il dirigente gli propose di scrivere un libro che fu proprio “Così parlò Bellavista”.
«Luciano è stato un perno fondamentale della mia vita.- mi ha confessato Marisa Laurito– L’ho conosciuto nel 1976, sul set del film “La mazzetta” di cui era uno degli sceneggiatori. E’ nata un’amicizia cementata da una serie di cose che avevamo in comune: la passione per Napoli, sia come città che come squadra di calcio, per la canzone napoletana, per il cinema. E, soprattutto, dall’ironia, che era un tratto importante del carattere di Luciano».
Acquisita grande popolarità nel 1985, lavorando a fianco di Renzo Arbore in “Quelli della notte”, la Laurito è stata protagonista di molti varietà e programmi televisivi di successo.
Solo pochi giorni fa è comparsa su Rai 1 nel film “I fratelli De Filippo” diretto da Sergio Rubini e nella “Serata d’Onore” per Sergio Bruni, registrata, nel centenario della nascita del cantante, al teatro Trianon Viviani di Napoli di cui dal 2020 è direttrice artistica. «Sono stata scelta da Bruni per cantare nel primo disco che ho registrato. E nel 1969 ho iniziato la carriera teatrale con Eduardo De Filippo. E’ lui che mi ha insegnato la disciplina, la forza di volontà e l’amore per questo mestiere».