Dopo la pausa imposta dalla pandemia, il baritono valdostano Federico Longhi ha ripreso a lavorare a pieno regime. Il 22 febbraio ha debuttato al Teatro La Fenice di Venezia con la prima rappresentazione mondiale di “Le baruffe”, la nuova opera di Giorgio Battistelli liberamente tratta dalla commedia “Le baruffe chiozzotte” di Carlo Goldoni, su libretto di Damiano Michieletto e dello stesso Battistelli. Tra una replica e l’altra il 27 è volato a Bonn per iniziare le prove dell’“Ernani” che il 10 aprile debutterà al Bonn-Theater (con Longhi al debutto nel ruolo di Don Carlo).
La sera del 3 marzo si è esibito, invece, al Teatro Splendor di Aosta per il concerto conferenza “Vie, voyage vocal de la France à l’Italie”, che ha apertole Journées de la Francophonie en Vallée d’Aoste organizzate dall’assessorato regionale ai beni culturali, turismo, sport e commercio.
Con la pianista Maria Cristina Pantaleoni, Longhi ha presentato l’omonimo album di musica cameristica, pubblicato nel settembre scorso per l’etichetta italo-giapponese Da Vinci Classics.
In scaletta undici brani francesi ed undici di Francesco Paolo Tosti, per un perfetto bilinguismo che si esprime anche nel duplice significato del titolo “Vie” (che in francese vuol dire vita). «Il concerto– ha affermato l’assessore Jean-Pierre Guichardaz- rappresenta un ponte tra culture musicali e artistiche diverse ma che si accordano in perfetta sintonia».
Sintonia perfetta c’è stata anche tra i due musicisti, che hanno eseguito una decina di brani dell’album.
Pur di autori diversi per stile ed epoca, i brani francesi sono apparsi accomunati da una malinconia che a volte si apriva alla speranza altre si ripiegava nella depressione. Accanto ai famosi Gounod (”Le Vallon”), Massenet (“Nuit d’Espagne”) e Faurè (“Automne”), sono stati una rivelazione il venezuelano naturalizzato francese Reynaldo Hahn, personaggio della Belle Époque che ebbe una relazione con Marcel Proust, autore della bellissima “À Chloris”, e Cécile Chaminade, prima compositrice a ricevere, nel 1913, la Legione d’Onore, autrice della vivace ”Sombrero”.
L’altra faccia della lirica da camera della seconda metà dell’Ottocento è stata rappresentata dall’abruzzese Francesco Paolo Tosti, autore di di celebri romanze da camera come “Ideale”, “Malìa”, “Non t’amo più”,“Chitarrata abruzzese”e “’A vucchella” (su versi di Gabriele D’Annunzio), ma, anche, della “Chanson de l’adieu” che ha costituito l’applauditissimo bis.
“Due mondi- come ha scritto nel libretto dell’album il critico Alessandro Mormile, che ha condotto anche la serata aostana– che la voce di Federico Longhi, morbida, flessibile e ricca di un arcobaleno di colori e chiaroscuri, sempre attenti nel dar significato al suono partendo dalla parola, e il tocco pianistico delicato, sensibile e carezzevole, ma anche luminoso di Cristina Pantaleoni riescono a trasmettere, rendendo le pagine poesie vestite di note”.
Federico Longhi e la pianista piemontese Maria Cristina Pantaleoni hanno festeggiato nell’occasione i trent’anni di amicizia e collaborazione artistica. Docente di lettura della partitura al Conservatoire di Aosta, la Pantaleoni ha affinato col maestro Fausto Zadra una tecnica ferrea ed una sensibilità musicale che si esprime, secondo Mormile, in un “tocco pianistico delicato, sensibile e carezzevole, ma anche luminoso”.
«Il repertorio cameristico è, con la Lirica, il grande amore della mia vita.- ha confessato Longhi- Rispetto alla potenza ed alla spinta del canto operistico richiede una maggiore forza psicologica che, attraverso l’espressione vocale, valorizzi la parola. In questo repertorio il pianoforte non fa un semplice accompagnamento, ma, anzi, spesso canta più di me. E nell’album, invece che sovrastarlo con la voce, l’ho lasciato cantare».