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Musica Classica Musiche del mondo

Ad Aosta entusiasma THOMAS LELEU, il Paganini della tuba.

Il francese Thomas Leleu ha imparato a suonare il basso tuba dal padre. Che gliel’ha fatto, però, sospirare a lungo. Solo a sedici anni, infatti, Thomas ha potuto mettere le mani su questo «strumento popolare e, allo stesso tempo, nobile, senza alcuna volgarità», il cui primo esemplare venne costruito nel 1835 dal tedesco Johann Moritz.

Per Leleu è, così, iniziata una carriera folgorante che lo ha visto diventare, a soli 19 anni, Tubista principale dell’Opera di Marsiglia, e vincere, primo tubista a riuscirci, il premio Solista rivelazione dell’anno alle prestigiose Victories de la musique classique francesi del 2012.

Ha, inoltre, tenuto concerti e masterclass in tutto il mondo e suonato come solista con varie orchestre francesi, ma, anche tedesche, venezuelane, argentine e coreane. Hanno, infine, scritto per lui musicisti del calibro di Claude Bolling, Richard Galliano (“Favole of Tuba”) e Vladimir Cosma (“Concerto per tuba e pianoforte”).

La sua fama è, così, cresciuta esponenzialmente, fino a farlo soprannominare “il Paganini della tuba” per la capacità di rifondarne tecnica e repertorio, arrivando a padroneggiarla come fosse un violino.

Fama meritata, come ha dimostrato la sera del 17 marzo al Teatro Splendor di Aosta dove è stato ospite della Saison Culturelle, esibendosi in un concerto inserito nel programma delle Journées de la Francophonie en Vallée d’Aoste 2022.

Con il trentaquattrenne tubista, sul palco c’era un’affiatatissima band formata da Laurent Elbaz (piano, tastiere e arrangiamenti), Jérôme Buigues (chitarra), Lamine Diagne (flauto, sassofono, N’goni, doudouk e kalimba), Sam Favreau (basso e contrabbasso) e Philippe Jardin (batteria).

Il titolo della serata era lo stesso del suo terzo album, “Born to Groove”, pubblicato nel 2021.

«Nasce dal mio sogno di creare, trasformare, condividere e mischiare.- ha spiegato- C’è il desiderio imperioso di far conoscere la mia musica, ma, anche, di vivere tutte le musiche, senza limiti nè frontiere, perché la diversità ci apre alla condivisione ed alla fratellanza. In questo progetto confluiscono le influenza dei tanti viaggi che in tutti questi anni il mio basso tuba mi ha permesso di fare. Ho ricevuto un’educazione classica, ma amo mondi diversi come la world music, la musica latina e il jazz. Questo è’ un disco al crocevia di vari generi e culture».

Accanto a brani originali di Leleu ed Elbaz (ma, anche di Favreau, “Bunky Flues,” e Diagne, “N’deye Cumba”), ha, quindi, viaggiato tra stili e luoghi: dal Brasile di “Agua de Beber” e “Tristeza” all’Italia della “Czardas “ di Monti. Dal jazz di Charlie Parker (“Donna Lee”) e Chick Corea (“Armando’s Rumba”) a Schubert (“Schubertiade”). Per finire con un Opera tribute in cui, mischiando Bizet con Verdi e Rossini con Puccini, ha mandato in visibilio un pubblico in cui numerosi erano i membri di Bande valdostane.

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