Il sottotitolo- “La notte più bella della mia vita”- dato all’adattamento di “Die Panne” di Friedrich Dürrenmatt andato in scena il 2 e 3 marzo al Teatro Giacosa di Aosta riprende la battuta finale, emblematica dell’umorismo nero dell’autore. Dopo che il protagonista, Alfredo Traps (impersonato da Gian Marco Tognazzi), si è impiccato, travolto dal gioco crudele di un processo burla condotto da un pubblico ministero, un avvocato e un giudice in pensione, quest’ultimo, infatti, esclama: «che peccato! Ci ha rovinato la notte più
bella della nostra vita». Non è stata, invece, una bella serata per gli spettatori del “Giacosa”, coinvolti non più di tanto dalle quasi due ore di uno spettacolo “in panne”, senza grandi colpi d’ala e penalizzato da troppi paragoni ingombranti: coi rapidi ritmi televisivi ai quali il pubblico non riesce più a fare a meno e, soprattutto, coi fantasmi di grandi interpreti che il lavoro evoca. Attori come l’Alberto Sordi del film “La più bella serata della mia vita” di Ettore Scola. O lo stesso Ugo Tognazzi, padre di Gian Marco, alla cui “Grande Abbuffata” rimandava il succulento menu (messo a punto da Luciano Ravasio) che ha contrappuntato la commedia con tanto di brindisi corali e degustazioni varie. «Alfredo Traps– ha scritto il curatore dell’adattamento scenico Edoardo Erba– è un nostro compagno di scuola, un vicino di casa, l’amico che magari abbiamo perso per strada». Sarà, forse, per questo che l’interpretazione di Tognazzi non è riuscita a decollare, limitandosi alla caratterizzazione di un piccolo arrampicatore sociale dal forte accento padano che rende poco credibile la sua virile scelta finale di confessare alla strana Corte che la sua improvvisa e “provvidenziale” fortuna economica è dipesa dall’aver preso il posto del capo morto, per infarto, dopo che era venuto a conoscenza che Traps si era “fatta” sua moglie. Per non parlare dalla scarsa plausibilità del successivo suicidio. Sensualmente stucchevole Lidya Giordano in un ruolo secondario, le cose migliori sono venute dal trio di attempati pensionati- Giovanni Argante, Franz Cantalupo e Lombardo Fornara– che, giocando con il paradosso, hanno incarnato al meglio la morale calvinista di Dürrenmatt per cui siamo tutti colpevoli.
Vuoi dire che con l’età io che ero un pubblico molto difficile sto diventando di bocca buona? Solo per dire che l’ho trovato godibile, che mi sono piaciuti sia la regia che la recitazione, insomma mi dispiace che tu ti sia annoiato.
Kat
E’ uno spettacolo che ha debuttato a fine gennaio per cui ancora “in rodaggio” e qualche “panne” è ancora giustificata.
Il potenziale di attori e testo (che meritano rispetto e considerazione) fa, però, prevedere netti margini di miglioramento che tu hai già intravisto e, invece, gran parte del pubblico, non solo io, no.
Probabilmente più che di bocca buona stai diventando più lungimirante.
Mi pighiasse pu u c…? 😉
Non ti conosco personalmente ma attiri l mia attenzione…belli i tuoi blog! Conoscevi Marino Blanc?
Grazie per l’apprezzamento. No, non lo conoscevo, chi era?