Ricordate i “Melody Fall”? Boy band emo punk torinese, nel 2008 arrivarono alla grande ribalta del Festival di Sanremo con la canzone “Ascoltami”. Bene, è lo stesso gruppo che lo scorso 5 marzo si è esibito al “No Comment” di Quart in un concerto aperto dai valdostani “Wandering”. O, almeno, i membri sono gli stessi- Fabrizio Panebarco (voce e chitarra), Pierandrea Palumbo (basso), Marco Ferro (batteria) e Davide Pica (chitarra)- mentre la loro musica è cambiata. Una svolta stilistica sancita dall’ultimo Cd “Into the Flesh” pubblicato il 2 marzo in Giappone (in Italia uscirà a maggio) che hanno presentato in anteprima proprio al “No Comment”. «Nei due anni che sono passati dal precedente Cd italiano– ci ha detto Panebarco- abbiamo studiato altri strumenti e nuove idee musicali. E’ stato come chiudersi nella foresta delle nostre menti che si materializzerà nel video di “Holy Wood”, il pezzo che apre il Cd portando l’ascoltatore nel mood
dell’album.» In effetti, nel video del pezzo, già su YouTube, sembra di ascoltare tutto un altro gruppo, a partire dalle note introduttive di pianoforte che evocano atmosfere minimali. «Avendo studiato piano– spiega il cantante- l’ho usato nel pezzo. Ma ci sono anche parti di violini mai utilizzate prima. Abbiamo cercato di sfuggire alle etichette in cui ci avevano rinchiuso cambiando molti stili: c’è sempre del pop punk ma, anche, il rock’n’roll di “N.K.”, una ballata come “It can’t be over” e “Revolution”, un pezzo basato su un ritmo elettronico in cui invitiamo tutti a partecipare alla nostra rivoluzione musicale. “Rivoluzione” che, comunque, si deve anche al nostro produttore Andrea Fusini che ha saputo dare al sound uno stile americano che calza a pennello alla nostra musica.» Il ritorno all’uso dell’inglese nei testi esprime la volontà dei “Melody Fall” di puntare al mercato internazionale (sono appena tornati da una tournèe in Russia e Ucraina e a giugno suoneranno in Inghilterra) per sfuggire alle crisi della discografia italiana. «Il mercato italiano si è chiuso in cliché che non ci piacciono, perché se non fai pop melodico e non sei supportato da una major che ti fa andare in televisione hai chiuso. Meglio il Giappone, dove abbiamo molto successo, perché la discografia indirizza l’interesse dei giovani anche su altri tipi di musica, dando spazio a tutti.»