Fresco di Guinness dei primati, il 21 maggio, è arrivato anche ad Aosta “Il Grande Fresco”, lo spettacolo “a trazione psicoattiva più ricco di simpatia dell’universo”. Tra il 7 e l’8 maggio scorso, all’ “Artintown” di Torino, si è, infatti, protratto per 25 ore, diventando la performance artistica più lunga di sempre. Ad Aosta, invece, è durato un paio d’ore «perché– come ha precisato il cantautore genovese Federico Siriani– se dovessimo sempre fare il record, moriremmo.» E’, proprio, l’incrociarsi delle sue canzoni d’autore “ignifughe e peristaltiche” con la poesia “demiurgica e madornale” di Guido Catalano ad aver decretato il successo di un concerto-reading, che ha girato l’Italia. E che, di volta in volta, diventa un vero e proprio minivarietà grazie agli interventi del poliedrico chitarrista Matteo Negrin (assente ad Aosta) e di uno o più ospiti “a chilometri zero” (nell’occasione sono stati i valdostani “Orage” di Alberto Visconti e dei fratelli
Remy e Vincent Boniface). «Le mie poesie piacciono– spiega Catalano- perché sono comico- surreali e si capiscono, in quanto sono un “antiermetico”. E spero anche antiemetico. In realtà, se uno ci vuole vivere, la parola poesia non dovrebbe proprio essere usata, per cui cerco di spettacolarizzarla interagendo con musicisti. Anche perché ho iniziato cantando in un gruppo di rock demenziale alla “Skiantos” e il suo leader, Roberto Freak Antoni, ha fatto la prefazione al mio secondo libro. E’ un’influenza che si sente nelle mie poesie, che, in base alle tematiche, ho diviso in storie d’amore, non d’amore e robe strane del terzo tipo. » Il canovaccio de “Il Grande Fresco” varia in base all’estro di Catalano e Sirianni, pur avendo delle rubriche fisse come “La canzone intelligente” (nella quale testi di canzoni particolarmente ridicoli sono declamati con seriosità da Catalano) e “I grandi classici tradotti da Google”, in cui canzoni come “My way” e “No woman no cry” sono rese esilaranti dall’uso del traduttore automatico di “Google”. «Il titolo– spiega Sirianni- è stato dato da Fabrizio Vespa quando, nell’estate 2007, lo spettacolo esordì del suo locale “King Kong” di Torino. Il grande fresco era quello dell’aria condizionata del locale che, in un’estate torrida come quella, attirava moltissimo. Richiama, però, anche il film “Il grande freddo” perché nasce dall’incontro tra amici e persone che hanno in qualche modo gli stessi interessi.»
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