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Musiche del mondo

Ad Aosta i TAZENDA cantano le minoranze e i “disamparados”

L’inaugurazione della terza edizione del “Festival des peuples minoritaires”, organizzato dall’assessorato all’Istruzione e Cultura della Valle d’Aosta, è stata dedicata alla Sardegna. A rappresentarla, l’8 settembre, sono stati il coro Su Nugoresu e i Tazenda, che, sul palco del Teatro Romano di Aosta, sono stati affiancati dalla cantautrice valdostana Maura Susanna. Fu giusto vent’anni fa, nel 1991, che i Tazenda (il nome è preso da un pianeta protagonista di un romanzo di fantascienza di Isaac Asimov) si imposero all’attenzione nazionale grazie alla folgorante partecipazione, in coppia con Pierangelo Bertoli, al Festival di Sanremo con “Spunta la luna dal monte”. Il titolo originale in sardo, “Disamparados (abbandonati)”, ribadiva l’interesse per i perdenti e le minoranze che li ha contraddistinti.

«E’ un piccolo insegnamento che ci ha lasciato Fabrizio De Andrè», ha spiegato prima del concerto Gino Marielli, chitarrista e compositore del gruppo. Nel 1992, infatti, il cantautore genovese collaborò col gruppo per scrivere “Pitzinnos in sa gherra” e cantare “Etta abba chelu”. «La cosa più bella che mi è rimasta di lui è che era molto timido ed insicuro.– ha continuato Marielli- Aveva una umanità molto intensa e non faceva niente per nascondere le sue debolezze, il che non guastava in un mondo, come l’attuale, in cui tutti vogliono apparire forti e decisi

L’attenzione per “i piccoli che cercano di rappresentarsi” ha, in passato, portato i Tazenda ad avere stretti rapporti, non solo musicali, con la Valle, dove si sono esibiti più volte. «C’è stato un periodo in cui il sardismo era in stretti rapporti con altri movimenti autonomisti locali. Al punto che un anno, per simpatica provocazione, abbiamo votato l’Union Valdôtaine. Adesso siamo disillusi, il che non significa che non siamo attenti alle cose, ma, piuttosto, che non siamo più i paladini di chissà che cosa, e, per onestà intellettuale, stiamo attenti a non aderire in un modo militante a movimenti o idee politiche che col tempo si possono dimostrare fallaci.» Con l’apporto di un quartetto strumentale, sul palco del Giacosa, oltre a Marielli, c’erano il tastierista Gigi Camedda ed il cantante Beppe Dettori che nel 2006 ha sostituito la voce storica Andrea Parodi, morto per un tumore. La sua figura continua, comunque, ad aleggiare nei concerti dei Tazenda grazie alla tecnologia. «Ogni anno ci inventiamo qualcosa per ricordarlo al pubblico.- ha raccontato Marielli- Due anni fa lo si potè ascoltare in voce e lo scorso anno vedere in video. Quest’anno, invece, canteremo la sua “Astrolicamus”.» Uno dei momenti più intensi del concerto aostano è stato la riproposta di “Procurad’e moderare”, l’inno della rivolta del 1796 contro i piemontesi scritto dall’avvocato Ignazio Mannu di Ozieri. «Ogni volta lo contestualizziamo dedicandolo ai lavoratori in difficoltà del posto in cui cantiamo.- aveva spiegato Marielli- Faremo così anche ad Aosta.»      

2 commenti

  1. interessante l’idea d riproporre comunque la presenza d Andrea Parodi durante i concerti, credo sia una cosa molto apprezzabile da parte loro. e notevole il riferimento a De Andrè ke, in un mondo di (falsi) forti e (falsi) vincenti (parola ke ankora non ho capito cosa voglia dire), mostrava la certezza delle proprie insicurezze. leggere questa frase m ha fatto venire in mente ke -forse- in un mondo ke, da sempre, rende riskiosa la scelta d fidarsi d qualcuno o addirittura affidarsi a qualcuno, forse appunto, un certo grado d sicurezza può stare nella scelta d fidarsi di ki non è certo d sè, di ki crede in sè solo in parte. di ki magari, più ke credere, spera.
    la parola “disamparados”. la traduzione ke preferisco, anke se imprecisa e forse troppo libera, è questa, doppia: i dimenticati, i figli di nessuno. dove non ci sono certezze, devi x forza costruirti la speranza.

    “negli anni, dimenticati
    […]
    scriviamo una canzone
    e senza prendere respiro
    cantiamo per non dimenticare”

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