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Musica Classica

JOE ALESSI e ALLEN VIZZUTTI: due virtuosi per una sola, grande, Musica

Italians do it better”. Lo slogan, reso famoso dalla maglietta indossata da Madonna nel videoclip di “Papa don’t preach”, sembra quanto mai azzeccato per magnificare le doti musicali dei due solisti “della madonna” che dall’11 al 15 marzo hanno tenuto, alla Cittadella dei Giovani, le Masterclass di tromba e trombone inserite nell’”Offerta musicale 2012” dell’Istituto Musicale Pareggiato (IMP).

Si tratta, più precisamente, di due italo-americani considerati tra i migliori al mondo: il trombonista Joe Alessi (nato cinquantadue anni fa a Detroit, ma il cui nonno era originario di Agrigento) e il trombettista Allen Vizzutti (nato cinquantanove fa nel Montana, ma con nonni lucchesi).

«Sarà, forse, perché abbiamo nel sangue la cantabilità dell’Opera lirica.- spiega Alessi, primo trombone della New York Philharmonic OrchestraA lungo, però, ad eccellere sono stati soprattutto i solisti italo-americani. Adesso, invece, anche grazie a corsi come questo, il livello degli italiani è molto cresciuto, con alcune punte di eccellenza. Stimo, per esempio, il valdostano Giuliano Rizzotto che qualche anno fa è venuto a studiare con me a New York. Aveva già un suono molto caldo e adesso è migliorato ancora, sia tecnicamente che in consapevolezza musicale

Il che detto da quello che, con lo svedese Christian Lindberg, è considerato il miglior trombonista di sempre non può che rendere orgoglioso il movimento trombonistico valdostano. Tra le eccellenze da questo espresse c’è Stefano Viola, l’insegnante dell’IMP che la masterclass ha organizzato (con il trombettista Davide Sanson). «Vi partecipano 24 trombettisti e 28 trombonisti.– ha precisato- Tutti allievi dell’Istituto, sia quelli del biennio di perfezionamento che ragazzi più giovani. I non valdostani, invece, sono stati ammessi solo come “uditori”.»

Può spiegare in cosa consiste l’”immenso contributo” al mondo del trombone che è la motivazione con cui, nel 2002, lei ha ricevuto il prestigioso premio dell’International Trombone Association? «Penso sia dovuto– risponde- all’ampliamento del repertorio per trombone solista grazie a brani scritti apposta per me, al valore delle mie registrazioni e, soprattutto, al mio modo di usare lo strumento: non come un fine per far sfoggio di bravura tecnica, quanto, piuttosto, come un mezzo per amplificare il mio canto interiore

Oltre al fiato, all’uso della coulisse e alla coordinazione tra le due cose, Alessi ritiene molto importante l’apertura ad altri generi musicali. Primo fra tutti il jazz. «Quando ero giovane sentivo tutto il tempo il grande J.J. Johnson e molti trombettisti jazz, e tra i miei insegnanti c’è stato il jazzista John Coppola. A metà degli anni Settanta, poi, ho partecipato al Monterey Jazz Festival con un’orchestra con Benny Golson, Clark Terry ed Eric Marienthal.» Per concludere, con eccessiva modestia:«Non sono tanto bravo ad improvvisare, ma sto imparando.»

L’apertura a 360 gradi caratterizza anche Vizzutti. «Per molto tempo ho lavorato negli studi di Los Angeles– ha raccontato- suonando per gente come Frank Sinatra, Neil Diamond, Barbra Streisand e Prince. Quelli che, però, mi hanno più impressionato sono i jazzisti, in particolare Chick Corea che è un vero genio

Apertura che si è potuta apprezzare anche nel concerto che Alessi e Vizzutti hanno tenuto il 13 marzo all’Auditorium di Aymavilles, accompagnati dall’Atelier de cuivres dell’IMP diretto da Marco Pierobon. Dopo essere partiti, compostamente, eseguendo le musiche in programma di Rimskij-Korsakov (“Entrata dei nobili”), Elgar (“Pomp and Circumstance n. 1”) e Vizzutti (“Five episodes”), già nel terzo movimento di Three scenes for american trombone” di Eric Richards, Alessi ha cominciato a dimostrare come non fosse, poi, tanto vera la storia che non sapesse improvvisare.

Dubbi in proposito e barriere tra generi musicali sono caduti nei bis che hanno visto entrambi i virtuosi in scena. Dopo un pirotecnico “Fandango” di Joseph Turrin, è stata la volta di una travolgente versione di “Chameleon” di Herbie Hancock, con i due scatenati (anche scenograficamente) e Pierobon alla tromba. E’ finita con il pubblico in visibilio e la conclusione della direttrice dell’IMP, Florinda Bartolucci, che «i grandi musicisti rendono obsolete le barriere tra i generi perchè suonano, sempre e comunque, grande Musica. E a questi livelli si arriva soltanto attraverso la cultura accademica




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