Tutto è cominciato, anzi è ricominciato il 15 maggio 2014, quando alla Cittadella dei Giovani di Aosta ho organizzato il concerto “Questi anni-Ottantavoglia di ricominciare” che si proponeva di ricordare la musica rock valdostana degli anni Ottanta. Che sia stato molto più di un nostalgico revival lo hanno dimostrato le band di veterani che da allora hanno ripreso a suonare.
Due di queste, Macho Camacho e Tristan Tzara, la sera del 10 ottobre si sono esibite al Rock’n’roll di Saint-Christophe.
Se per i Macho si è trattato dell’ennesima tappa del tour che quest’estate li ha visti portare il loro “pop rock reggatta mondatta à la Police” in giro per la Valle, per i Tristan Tzara è stato il primo concerto da quel maggio 1996 in cui si esibirono per l’ultima volta sul palco di Tavagnasco rock.
Una storia, la loro, iniziata nel 1985 col nucleo composto da Francesco “Chico” Mileto (voce), Davide “Pastorino” Torrione (basso) e Salvatore” Uccio” Chiofalo (chitarra) che si è esibito al Rock’n’roll, con un ospite prestigioso come Cisco Solenne, giá batterista di Atelier Noveau e Kina.
Dopo una prima fase legata alla new-wave, che si interruppe nel 1989 per motivi di studio, tra il 1993 ed il 1996, assestatisi con il batterista Alessandro “Boss” Boselli, i Tristan Tzara si aprirono ad un morbido crossover. «Eravamo i fratelli più grandi e melodici dei Los Bastardos.- ha ricordato Mileto- Nella prima fase avevamo le tastiere, suonate da Stefano Manfrin, a cui, successivamente, rinunciammo per la volontà di dare vita a un suono più elettrico e compatto.»
Fu questa seconda formazione ad ottenere i risultati più eclatanti della loro storia: dalla partecipazione, nel 1994, ad una puntata del “Roxy Bar” di Red Ronnie alla vittoria, nel 1996, alle selezioni regionali per “Arezzo Wave”.
Al Rock’n’Roll, dopo l’iniziale incitamento di Torrione (“forza ragazzi, facciamo risentire i nostri antichi inni”), la band ha snocciolato pezzi sia della prima fase (tra cui “Troppo lontano” e “Tra due bandiere” già cantate alla Cittadella) che della seconda in cui in cui i testi mostrarono un certo impegno sociale, parlando di colonialismo culturale americano (“Figli di un altro mare”) e disagio verso un futuro incerto (“Giorni” e “Il gusto del nulla”).
All’inevitabile emozione iniziale si sono rapidamente sostituite antiche sensazioni e nuove emozioni, e sui volti dei quattro veterani sono tornati a brillare gli “occhi di tigre”, gli stessi che caratterizzarono il ritorno vincente di Rocky.
Riassaporato il piacere del live, è sembrato lo volessero allungare il più possibile, con una lunga coda alla conclusiva “Figli di un altro mare” in cui il cantante ha ripetuto un significativo “ma il mio risveglio non è solo un sogno”.
«Siamo molto soddisfatti– ha commentato, alla fine, Mileto- Alla nostra veneranda età non abbiamo velleità. Al limite, visto che di quel periodo sono rimaste pochissime tracce, vorremmo fermare qualche canzone in un cd.»