Ai concorsi letterari lo scrittore aostano Claudio Morandini è abituato. Ne ha fatti tanti, e molti li ha anche vinti. Come il premio “Città di Trebisacce” del 2013, con il romanzo “A gran giornate”, o il prestigioso “Premio Procida-Isola di Arturo – Elsa Morante” in cui lo scorso anno si è affermato “Neve, cane, piede”.
Quello per cui è in lizza attualmente si distingue, però, per formula e premio finale. Si tratta di Modus Legendi, che, ideato da Angelo Di Liberto e promosso attraverso il gruppo Facebook “Billy, il vizio di leggere”, una community molto viva e numerosa (oltre 12mila iscritti), che vuole, infatti, dimostrare come i social media, se usati responsabilmente, possono diventare un luogo di incontro e scambio, ma, anche, di promozione culturale. Scelta una rosa di cinque libri, presi dalla piccola editoria di qualità, dal 2 al 22 gennaio li sta facendo votare sul sito “Ultima Pagina” http://www.ultimapagina.net/notizie/modus-legendi-2017-billy-vizio-leggere/.
Il più votato sarà, poi, acquistato dai partecipanti alla community durante una settimana stabilita (dovrebbe essere la seconda di febbraio), in modo da influire sulle classifiche di vendita. Una rivoluzione gentile che l’anno scorso, nella sua prima edizione, ha portato in classifica “Il posto” della vincitrice Annie Ernaux, che, con quasi 2400 copie vendute in una sola settimana, è diventato un caso letterario. Con “Neve, cane, piede”, pubblicato da Exòrma, Morandini è entrato nella cinquina dei finalisti di quest’anno insieme alla tedesca Alina Bronsky, alla francese Lydie Salvayre ed agli italiani Cristiana Alicata e Ilaria Gaspari. A due giorni dalla fine della votazione è in testa alla classifica provvisoria, ma perché lo resti ha bisogno di un massiccio sostegno. «E’ bene che lo scrittore del terzo millennio non disdegni i social, perché è un ottimo modo per entrare in contatto coi lettori.– afferma- Al di là dei voti, che fanno molto piacere, ho ottenuto molte attestazioni di gradimento da parte di persone di tutta Italia, gente che ha già letto il libro e altri che sono incuriositi ed aspettano la fatidica settimana di febbraio per comprarlo. La vita di un libro continua anche così: attraverso le presentazioni e gli incontri, reali o virtuali.»
E pensare che quello del cinquantaseienne insegnante di Lettere del liceo scientifico “Bérard” (ma, anche, disegnatore a china, musicista e autore di programmi radiofonici e monologhi teatrali) non è un libro facile. Difficile, per esempio, inserirlo in un genere. Per l’ambientazione in un isolato vallone alpino richiama certi romanzi di montagna della letteratura svizzera, in particolare a quelli di Charles-Ferdinand Ramuz, o di certi autori di lingua romancia (anche per questo è stato pubblicato in francese dalla casa editrice Anacharsis Éditions). Tipico, in ogni caso, di Morandini è, invece, il surreale gioco che inscena tra l’allucinato eremita Adelmo Farandola, un cane petulante e chiacchierone ed un cadavere che arriva con una delle tante valanghe che si abbattono sulla vallata. «E’ tutt’altro che un romanzo del silenzio convenzionale degli ambienti alpini, in questo romanzo tutto e tutti parlano. Inseriti in una situazione di confine in cui la vita si confonde con la morte, gli esseri inanimati diventano animati e viceversa, e l’alto si confonde con il basso, per cui la montagna viene raccontata come uno sprofondamento.» Uomo di pianura e di città, per la prima volta Morandini si è cimentato con la montagna, riuscendo a strapparla all’oleografia ed al tradizionalismo con la quale troppo spesso in Valle, e non solo, la si racconta. «L’autore si deve misurare con la tradizione, litigandoci magari, perché non deve per forza essere un epigono o un manierista. Volevo scrivere un romanzo di montagna, perché era un ambiente che andava scoperto attraverso le parole giuste, senza, però, legarlo alla Valle. Per cui sono contento che, quando l’ho presentato a Catania, i lettori mi abbiano detto che avrebbe potuto benissimo essere ambientato sull’Etna.»