Dopo che statunitensi e canadesi hanno dedicato alla marmotta una giornata, il due febbraio, affidandovi le previsioni sull’arrivo della primavera, dal 28 febbraio 2017 in Valle d’Aosta a questo roditore è dedicato un intero Festival de la Marmotta.
L’idea è stata dell’Associazione Bagaudæ S.d.C. (Societoù de Contrebenda), costituita per l’occasione da Cesare Marguerettaz, Andrea Rolando e Fabiola Macripò per incentivare la creazione di opere (canzoni, poesie e storielle) in francoprovenzale o francese. «Lo spirito goliardico del gruppo– spiega Marguerettaz- si esprime già nella scelta del nome che si rifà ai briganti celtici che, nei primi quattro secoli dopo Cristo, si ribellarono alla pressione fiscale romana.»
Al loro appello hanno risposto una decina di artisti valdostani “devoti alla causa della Marmotta” che il 28 si sono ritrovati nel Salone della Biblioteca di Sarre. Alcuni col proprio nome come Evelyne Parouty, Denise Chaissan, Patrizia Berard, Rouja Meynet, le eporediesi Chiara, Titti e Fabrizia e la pittrice Barbara Tutino (che ha raccontato la storia di Murmel che avrebbe fatto la guardia a casa Tutino, a Cogne, finché non fu fucilata dai tedeschi insieme al cane e al gatto). Altri celati, invece, dietro sigle come Anonima Patoisanta e I Musicanti di Rêma.
C’erano, poi, i 322 (tri tchou tchou,che pronunciato all’inglese ricorda, in patois, i tre porcellini), nei quali, con Remy Curtaz, canta e suona Andrea Rolando, e, naturalmente, i Laripiopion di Marguerettaz. Il veterano sarrolein (nell’occasione compiva 63 anni) è un “forzato della tradizione”. Sia artigianalmente (per i giocattoli in legno che da anni espone nelle fiere valdostane) che musicalmente. Si è, infatti, votato alla causa della musica tradizionale da più di 35 anni, militando in gruppi come Trouveur Valdotèn, Arpò e, dal 2005, Laripiopion.
Con loro Cesare ha fatto una versione in patois di “Marmotte”, il lieder op 52 n.7 in cui Beethoven aveva musicato un testo di Goethe che recita: “arrivo attraversando tanti paesi e ho sempre trovato da mangiare. Qui con la marmotta, lì con la marmotta, ovunque con la marmotta.” Per la sua docilità, la marmotta per secoli ha, infatti, accompagnato i musicisti ambulanti del Ducato di Savoia (tra cui c’erano anche dei valdostani), danzando al suono della Ghironda. E la richiesta che facevano al pubblico era sempre la stessa: «eun sou pe lo pan, eun sou pe la marmotta (un soldo per il pane, un soldo per la marmotta).» Siccome in molti casi si trattava di mendicanti ciechi, in francese lo strumento ha preso il nome di vielle à roue (“viola da orbi”). La serata, che si è conclusa con l’esecuzione del “Marmott’Inno”, è stata organizzata in collaborazione con la Biblioteca di Sarre.
MARMOTT’INNO (LA MARMOTTA EUN VIA)
Dz’i queuttou la montagne avoué gran déplèisì
Pe gambé la campagne et arrevé a Paris
Vegnade vére la marmotta, la marmotta danchì
Baillade eun sou a Javotta a sa marmotta et a lli
Adieu le gran-s-alpadzo, adjeu ma mère ma mie
Me volà deun lo ravadzo, perdua dedeun Paris
Vegnade vére la marmotta, la marmotta danchì
Baillade eun sou a Javotta a sa marmotta et a lli
Soletta avouì ma vioula et mon petchou vayon
Que saloù l’est lo pan matchà llouèn de mèisoun