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Cantautori Valle d'Aosta

LUIS DE JYARYOT festeggia i 70 anni con un concerto alla Saison Culturelle

De Jyaryot DSCF0180.jpgGià compiere gli anni il primo aprile evoca burle di cui lui è maestro. In più quest’anno ha tagliato il traguardo dei 70 anni in un giorno come Pasqua, che, derivando dall’aramaico “pasah”, significa “passare oltre”. E, in effetti, grazie a Luigi Fosson, in arte Luis de Jyaryot, la musica valdostana, alla fine degli anni Settanta, ha fatto un salto di qualità sostanziale. Al 1978 risale, infatti, il suo album “La Noëla Tradixon (La nuova Tradizione)” in cui rinnovò la canzone popolare valdostana con composizioni originali che parlavano di temi d’attualità in lingua arpitana. Tra queste, accomunate da un fondo di struggente nostalgia, emergeva la profetica ”Trent’an d’otonomie (Trent’anni di autonomia)”, una di quelle canzoni che, come dice lui, “ti traccia il destino”. Non solo il suo, visto che, nel 1976, vi cantava che i trent’anni d’autonomia avevano “fatto della Valle d’Aosta un buon terreno per tutti coloro che avevano voglia di rubare sulle spalle dei “ricchi” lavoratori” e di “assessori attenti, piuttosto che alla gente, ai desideri dei propri amici”.
E in questi trent’anni che ora cantiamo ci è ancora rimasta la voglia di gridare: Noi non siamo italiani.  Senza pensare che, per potere dire così, bisognerebbe sapere chi sono i valdostaniDe Jyariot 001858518_8594734290967724032_n.jpg«In modo tranquillo e ironico, la mia è stata una voce un pò critica, alla grillo parlante.- ha spiegato- Erano cose che qualcuno magari non voleva, e non vuole, sentirsi dire, per cui alcune mie canzoni non erano gradite. La gente, invece, aspettava questa “Noëla Tradixon” e l’ha subito apprezzata. Anche perché, rispetto ad un Enrico Thiebat, il mio tono meno aggressivo era più in sintonia col modo di essere dei valdostani. Su un quadernetto segnavo il numero degli spettatori delle serate, e tra il 1975, quando ho esordito al Gervasone di Chatillon, ed il 1981 avevo calcolato di aver avuto almeno 10.000 spettatori.»De Jyaryot DSCF0149.jpgSi dovette aspettare 25 anni perché, nel 2003, pubblicasse l’album “La Mineur” dominato dal tema del Tempo. A cominciare dalla canzone che gli da il titolo, in cui Luis rivendicava il diritto a riappropriarsi di una vita meno frenetica.
Anche se potrebbe farti male da morire / siediti e mettiti nuovamente a cantare…
Voglio vivere una vita che sia su un altro livello / in cui ci sia tempo per i libri e le canzoni
in cui le parole abbiano ancora il loro valore / e la testa sia la guida di tutti i sentimenti
Il tutto reso da un sound etnico quanto mai accattivante, creato dell’oboista Christian Thoma, che la sera del 26 aprile 2002 era stato molto apprezzato dalla platea di Tavagnasco Rock, dove aveva aperto il concerto di Vinicio Capossela che, con Franco Battiato, Paolo Conte e Tom Waits, è tra i suoi cantautori preferiti.De Jyaryot P1130027.jpgIn seguito ha distillato apparizioni in rassegne come “Festival des peuples minoritaires” e “Patoué eun Meuzecca”, stringendo amicizia coi ragazzi de L’Orage che sembravano realizzare il suo sogno di “una canzone in valdostano presentata in contesti importanti come un prodotto degno di parteciparvi”. Con loro, Alberto Visconti in particolare, ha duettato nella sua “Qu’ét arevà?”.
Cos’è accaduto a quegli uomini che ho conosciuto / che hanno reso la mia vita quella che adesso è?
Cosa è accaduto a quegli uomini che ho conosciuto / che mi hanno cresciuto nelle loro idee?
Cos’è accaduto a quegli uomini che hanno saputo parlarea me, bambino, di libertà?De Jyariot DSCF0097.jpgC’erano anche quelli de L’Orage, con tutti gli altri membri del progetto Patoue eun mezeucca, a festeggiarlo la sera del 26 aprile, al Teatro Splendor, nel corso del concerto che la Saison Culturelle gli ha dedicato. Un concerto emozionante per gli spettatori, per i musicisti, ma, soprattutto, per Luigi.
«E’ l’ultimo mio concerto da protagonista.- ha annunciato- Ho sempre attribuito le lunghe pause della mia carriera alla pigrizia, ma, in realtà, è stato più pudore per la sensazione che stancassi la gente. Anche perché chi vuole ascoltarmi può farlo nei dischi o nei video che ci sono su YouTube. Tra questi ultimi, quelli storici registrati nel 1978 in una trasmissione di RTA in cui avevo come cameramen Marco Moussanet e Chicco Martinet.»
Il primo a non credere al ritiro è lui stesso, che già parla “un tour di concerti nelle piole” con il redivivo Giorgio Negro e di una partecipazione alla prossima edizione di “Patoue eun mezeucca” dove potrebbe rispolverare le sue cover in patois di pezzi celebri (da “Volare” a “Vedrai vedrai”).
Perché non può sottrarsi al suo destino, messo, nero su bianco, nella sua canzone forse più bella, “Lo més dè may” (parodiata nel finale ringraziamento collettivo).
(Cantare) “per mostrarti la mia valle, per mostrarti la mia lingua. Per farti amare la mia gente e NON LASCIARLA PIU’”.DE JYARYOT DSCF0140.jpgDe Jyaryot P1130061.jpg

 

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