Il titolo del nuovo album dei valdostani Nandha Blues non lascia adito a dubbi: “Nandha strikes again”. Che il power trio del chitarrista Max Arrigo abbia colpito nuovamente lo conferma l’ascolto dei nove brani del cd. Nonostante non fosse facile confermarsi sui livelli del precedente, eccellente, “Black Strawberry Mama” del 2013.
Anche perché, dopo vari avvicendamenti e peripezie, la formazione è mutata e adesso Arrigo è affiancato da due veterani torinesi della forza di Alberto Fiorentino (basso) e Roberto Tassone (batteria). Due che, come il chitarrista, sono cresciuti a pane e rock blues. Gli effetti si sentono fin dall’iniziale paludosa “749 Blues”, colorata dall’armonica di Roberto Guietti, in cui Arrigo canta, col cantautore dell’Arkansas Greg Big Papa Binns, di amori perduti ed occasioni mancate. Un lamento blues sottolineato dal coro dei migranti africani Daniel King, Barry Black e Festus che, insieme al chitarrista statunitense Joe Pitts, contribuiscono anche alle atmosfere gospel di “Bring me some water”, il cui testo si muove tra sacro e profano, con riferimenti biblici ed invocazioni come “portami acqua che sappia di vino”.
Estremamente vario, l’album passa da ballate rock come “Something left behind” e “Last Note” (scritta con Emanuela Robertelli) all’acustica “Busted” (in cui Arrigo duetta con il dobro di Mark Johnson, leader dei Delta Moon), dalle paludose “Cajun lady” e “I’d rather walk with devil” (con l’assolo di Eric Saylors degli Steepwater di Chicago). Per non parlare del southern rock della finale “The mouth lion”, scritta col cantatore di Nashville Mark Cullison, in cui Arrigo ha chiamato il chitarrista Simone Ubezio ed il tastierista Maurizio Spandre, suoi antichi sodali nei Voodoo Lake. Il pezzo, forse, più riuscito è, però, “What you got”, un classico rock alla Rolling Stones (si ascolti l’uso del sax di Enrico Benvenuti) che Arrigo ha dedicato a tutte i musicisti che sono passati nella band. Il grande dispiegamento di ospiti (oltre a quelli citati, ci sono i valdostani Erika Iamonte, Elisabetta Padrin, Lorenzo Tagliaferro, Marco Giovinazzo e Pietro Panzarasa) non nuoce all’omogeneità di un lavoro in cui, tanto per non farsi mancare niente, si respira anche l’aria di magia nera ed esoterismo di Nandha, la fattucchiera, a metà tra realtà ed immaginazione, ben raffigurata nella coloratissima copertina di Peter Nogas in arte Psychodelic Pete. L’album è stato registrato al MeatBeat Studio.
