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Musica Classica

Gigante tra i Giganti, il QUARTETTO PROMETEO entusiasma ad Aosta

Quartetto Prometeo 8535_2421639480747229184_nE’ abituato ad avere a che fare coi Giganti il Quartetto Prometeo, che il 7 dicembre si è esibito al Teatro Splendor di Aosta per la Saison Culturelle. A cominciare dal mitologico Titano Prometeo, che donò agli umani intelligenza, memoria e, soprattutto, il fuoco, da cui ha preso il nome. Coi Giganti della Musica si confronta, invece, dal 1993. Praticando, in particolare, un settore della Musica Classica, il Quartetto, in cui questi Geni hanno profuso quanto di più evoluto mente umana abbia saputo ideare.«E’ una forna sintetizzata al massimo di grande polifonia.- mi ha confermato il violoncellista Francesco Dillon, membro fondatore col violinista Aldo CampagnariNegli ultimi due quartetti di Schubert e, soprattutto, negli ultimi di Beethoven credo si arrivi ad un livello di fusione ed altezza spirituale che non ha eguali. Sono lavori che tirano fuori il meglio dai musicisti, che, per poterli affrontare, devono assolutamente essere un cuore e una mente.» DillonE’ il caso del Quartetto per archi n. 1 in Re maggiore, op. 11 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, con cui il gruppo ha aperto il concerto aostano, ma, ancor più, del Quartetto n. 14 in Do diesis minore, op. 131 di Beethoven, composizione visionaria che va al di là della musica, indicando, a chi sa ascoltare, il senso della vita. Ascoltato, poi, dal Quartetto Prometeo, questo senso è apparso molto molto vicino.«E’ un programma a contrasto,- ha spiegato Dillon- in cui alla narrativa lineare ed esplicita di un quartetto in cui suggestioni popolari russe si mischiano a riferimenti al classicismo di Mozart, segue un’opera di avanguardia assoluta, nella quale Beethoven sperimenta, creando, per la prima volta, un arco unico di 40 minuti di musica, senza interruzioni tra i movimenti, in cui i temi sono riproposti trasfiguratiInterpretazione di riferimento degli ultimi Quartetti di Beethoven è quella del celebre Quartetto Italiano di cui il gruppo, che è completato dal violinista Giulio Rovighi e dalla violista tedesca Danusha Waskiewicz, è considerato l’erede. “Il leggendario Quartetto Italiano ha probabilmente trovato nel giovane ma già strepitoso Prometeo un altro dei suoi possibili eredi”, ha scritto, infatti, Alessandro Romanelli. DanushaL’accostamento nasce anche dal fatto che uno dei loro primi Maestri è stato Piero Farulli, violista del Quartetto Italiano e fondatore dell’Orchestra Giovanile Italiana nelle cui fila Dillon e Campagnari hanno mosso i primi passi (e con la quale erano già venuti ad Aosta nell’ambito di un suo suo stage estivo). «E’ stato uno straordinario trampolino per noi.– ammette Dillon- Farulli ci ha trasmesso quel senso di devozione e ricerca infinita che è fare quartetto. E quel continuo mettersi in discussione che allontana dalla routine e tiene musicalmente vivi.»

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Fortunatamente sono stati in tanti, anche giovani, gli spettatori accorsi allo Splendor a sentirli. Anche perché Campagnari ha suonato il violino di Alfonso Mosesti, Primo violino dell’Orchestra Sinfonica della RAI e padre di Cecilia, insegnante del Conservatoire di Aosta deceduta, prematuramente, a marzo
«In questo momento difficile per la cultura questo patrimonio culturale va tenuto vivo.- ha concluso Dillon- E il ruolo dell’interprete è fondamentale perché, dando voce all’autore, ne conserva la forza originaria e la complessità del messaggio. Perché una delle potenzialità umane che stiamo trascurando è quella di poter affrontare qualcosa di profondo e complesso uscendone migliore.» I fragorosi e convinti applausi hanno strappato come bis finale una elaborazione di Salvatore Sciarrino della Sonata K.120 di Domenico Scarlatti, registrata nel 2015 dal Quartetto nell’album “Meraviglie del barocco italiano elaborato per quartetto d’archi“.

Campagnari

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