
C’è stato un periodo in cui con Stefano D’Orazio ci sentivamo spesso. Era il 1997 ed io ero il presidente della sezione valdostana dell’IULDM (Unione Italian Lotta alla Distrofia Muscolare) che organizzava Telethon di cui i Pooh (la band di cui Stefano era lo storico batterista) erano da quattro anni ambasciatori.
L’anno prima, per Telethon ‘96, la Valle era risultata nettamente prima per generosità, in proporzione ad una popolazione di appena 115.000 abitanti, raccogliendo 76.875.800 lire. Gran parte di questa somma (52.972.800) era stata raccolta dalle tende e dalle iniziative dei volontari dell’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare.

Così il 5 luglio, in occasione di un loro concerto allo stadio Perucca di Saint Vincent, i Pooh avevano consegnato tre targhe ricordo di Telethon ai rappresentanti dei centri valdostani particolarmente distintisi: Fulvia Charrere per Saint Pierre, Ezio Chenuil per Pont Saint Martin e Ferruccio Cilione per Aosta.
Lanciai, allora, l’idea di aprire l’edizione di Telethon 1997 con un loro concerto in Valle d’Aosta, e, ottenutane l’entusiastica adesione, lavorai con Stefano per definirne la fattibilità ed i dettagli. Nacque, così, l’idea di una esibizione dei Pooh sul Monte Bianco.

Fu così che venerdì 5 dicembre 1997 la maratona televisiva si aprì proprio con “Brava la vita”’ cantata dai Pooh ai 2.173 metri del Pavillon, all’interno di uno spazio, tra le 12 e le 12.30, della trasmissione “I fatti vostri” su RAI 2.

Lo slogan del collegamento, “L’offerta più alta d’Europa”, fu coniato in riferimento all’altitudine della location, ma, anche, al maxi assegno di 40 milioni intestato a Telethon che l’assessore Roberto Vicquery consegnò, a nome dell’amministrazione regionale, alla band.

Nell’ occasione i Pooh regalarono al loro giovane fan Luca Conigliaro di Pontey, affetto da distrofia, la prima delle esclusive felpe realizzate per Telethon che riproduceva un teatrino con marionette opera del grande pittore valdostano Francesco Nex.
Red, Dody, Roby e Stefano apprezzarono molto il quadro. «In malattie come la distrofia muscolare-osservò Stefano- è un po’ come se i fili di queste marionette siano tagliati. I risultati ottenuti con la ricerca finanziata da Telethon ci fanno sperare che quanto prima si riesca ad arrivare alla cura di questa come di migliaia di altre malattie genetiche».
