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Cantautori

Il piccolo miracolo dei TIROMANCINO allo Splendor di Aosta

Sono “immagini che lasciano il segno” quelle di un Teatro Splendor di Aosta con gli spettatori in piedi, gioiosamente accalcatisi sotto il palco per ringraziare i Tiromancino delle due ore di emozioni regalate. Veri e propri “cerotti” che, dopo la lunga notte della pandemia, la band guidata da Federico Zampaglione ha messo “sopra l’anima” dei cinquecento spettatori affluiti, la sera del 12 aprile, per uno degli appuntamenti clou della Saison Culturelle.

Federico Zampaglione

«Lo spirito di questo “Ho cambiato tante case Tour” è tornare a condividere.– aveva spiegato Federico- Sono contento che gli spettatori alla fine dei concerti mi confessino di essersi sentiti a casa di un amico che li ha fatti stare bene».

Seguito alla pubblicazione, nell’ottobre 2021, del tredicesimo album in studio di una band che giusto trent’anni ha pubblicato il suo primo album, il tour è stato il primo in Italia a sfidare l’incertezza del periodo. «Torno finalmente a respirare, dopo tre anni di apnea senza la musica live.- aveva confessato Zampaglione- Siamo stati i primi a decidere di partire in tour, malgrado le restrizioni legate al Covid, per regalare positività ad un pubblico che ha dimostrato di aver bisogno di essere coccolato e sostenuto. Come se non bastasse, però, il giorno prima del debutto a San Benedetto del Tronto è scoppiata la guerra in Ucraina».

In una delle canzoni dell’album, “Questa terra bellissima”, ripeti l’augurio “se i nostri bambini erediteranno da noi la Terra fa che vivano i loro giorni in un mondo senza guerra”. Non ti sembra profetica? «L’ho scritta con mio padre nel 2018, ma se hai un minimo di sensibilità le cose le vedi arrivare. Solo che, poi, bisogna fare qualcosa prima che i problemi diventino ingestibili. La pandemia dovrebbe averci fatto capire come la nostra vita possa cambiare in pochissimo tempo. E la distruzione dell’ambiente o delle persone, come succede in guerra, fanno parte dello stesso modo malato di ragionare».

A te che ami l’horror cinematografico che impressione fanno le scene di guerra con cui i mass media ci bombardano? «La realtà è sempre più horror di qualsiasi film horror. La gente guarda i film per una forma di diverimento, e, in ogni caso, sa che è una specie di gioco con cose che poi non succedono veramente. Anche se, guerra a parte, anche la realtà di tutti i giorni può essere horror. Come nel mio film “Shadow” che vedeva protagonista un soldato americano che aveva combattuto in Iraq ed aveva deliri per trauma da guerra. L’orrore in cui, però, si svegliava era peggiore di quanto avesse sognato».

Come hai vissuto la pausa pandemica? «Ho capito che, potendo chiedere poco all’esterno, dovevo entrare un po’ più in contatto con me stesso. Ho, così, realizzato “Morrison”, il mio quarto lungometraggio, suonato e composto una serie di canzoni solari, come “Ho cambiato tante case”, “Avvicinandoti” e “Domenica”, perché, essendo io un ottimista, tendo a reagire prendendo i lati positivi delle cose».

L’idea di ritrovarsi con amici e parenti (tra gli altri Carlo Verdone e Claudia Gerini) che c’è nel video di “Domenica” Zampaglione l’ha voluta riprodurre anche sul palco dello Splendor. Parlando di rapporti familiari e sentimentali, scelte artistiche e pericoli ambientali, e, in una parte del concerto, riproducendo il salotto di casa sua con un set acustico coi bravissimi Marco Pisanelli (batteria e cajon), Antonio Marcucci (chitarre), Francesco Stoia (basso) e Mauro Rosati (tastiere).

In una scaletta di 23 pezzi i successi storici (“La descrizione di un attimo” e “Due destini” in primis) si sono alternati alle canzoni del nuovo album (dall’iniziale “Ho cambiato tante case” a “L’odore del mare”).

Ma Federico ha cantato anche di “piccoli miracoli nascosti in certi attimi”. Come quello che il 12 aprile si è realizzato ad Aosta, facendo finalmente cadere il sudario di paura che la pandemia aveva gettato sui concerti al chiuso in Valle d’Aosta.

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