fbpx
Musica valdostana

Le canzoni di rabbia e amore di STEFANO FRISON alla Saison Culturelle

Il cartellone musicale della “Saison Culturelle” si è concluso il 12 maggio con il concerto della strana coppia formata dal cantautore Stefano Frison e dalla cover band dei “Carisma”. Nulla ha, infatti, da spartire con il disimpegno festoso del gruppo, l’impegno sociale delle canzoni del trentottenne cantautore aostano. Sul palco del Teatro Giacosa di Aosta Frison ne ha cantate dieci che riassumono quindici anni di una carriera, che, partita dalle ballate arrabbiate che negli anni Novanta gli appiccicarono l’etichetta di “folksinger di stampo dylaniano“, si è aperta, dopo la partecipazione ai corsi C.E.T. di Mogol, a brani dal profilo più pop. Svolta sottolineata dagli arrangiamenti curati dagli “Tsin Aill”, il gruppo che lo ha accompagnato, di cui fanno parte Andrea D’Alonzo (batteria), Giorgio Pilon e Tonino Campiti (chitarre), Francesco Zampese (basso), Giovanni Navarra (flauto), Marco Padrin (tastiere), Elisabetta Padrin e Erica Iamonte(voci). L’apertura della serata è, comunque, stata nel vecchio stile, con Frison da solo con la chitarra a cantare “Ritmica anarchica”, la sua canzone manifesto degli esordi, in cui canta:

Navarra & Padrin

intorno a me né trucchi né inganni, dietro di me nessuno copre le spalle… Ritmica anarchica questa sera ad ognuno una vita questa è la mia”. Erano gli anni in cui la sua «cirrosi poetica» lo portava a comporre brani in cui, filtrate attraverso la lente deformante dell’ironia, affrontava tematiche sociali anche locali. Il suo “cuore che batte depresso” sussultava di fronte alla varia umanità che incrociava vivendo tra i quartieri Cogne e Dora (“Da Portorico a Shanghai”) o all’ipocrisia sistematica delle persone che “sono tutto e l’incontrario di tutto, amici di tutto perché tutto potrebbe tornare utile…” (“Carne e pesce”, il suo omaggio stilistico a De Andrè). Per non parlare di “Coriandoli e stelle filanti”, inno della contestazione studentesca dell’autunno 1998 ai criteri di valutazione della lingua francese nel nuovo esame di maturità. «Quando le scrissi avevo vent’anni, adesso ne ho quasi quaranta per cui non posso essere la stessa persona. – confessa- Ho maturato la convinzione che certi argomenti affrontati con ironia hanno una forza maggiore perché non si rischia di salire in cattedra e fare il professore. Alla selezione per il C.E.T. Mogol mi ha detto che “Ritmica anarchica” non aveva nulla da invidiare a “L’avvelenata” del Guccini degli anni 70. Per, poi, stroncarmi aggiungendo: però Guccini è morto lì. Al C.E.T. ho lavorato tre anni cercando di sviluppare la mia intuizione melodica. E quando la melodia assume un peso notevole finisce per parlare d’altro e diventa difficile affrontare temi sociali di pancia.» Al Giacosa il nuovo corso di Frison è stato esemplificato da canzoni d’amore come “Ti maledirei” e “Quando viene sera” (su musica di Dario Cremaschi), dal blues “Fa come credi” e dalla finale “Ogni fine mese”, un’allegra ballata pop alla Rino Gaetano. «E’ una fotografia dell’italiano medio che non arriva a fine mese ma, nonostante ciò, non rinuncia a vizi e capricci.- conclude- Indica la direzione musicale che voglio seguire: belle melodie con testi che, se è il caso, picchino forte. Come fa l’ultimo Daniele Silvestri.»  

                                                                                                                                     

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: