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Cantautori

Quella volta che intervistai CLAUDIO LOLLI

Lolli Claudio 2005Ci sono voluti 15 anni, ma alla fine l’ho scritta. Complice la clausura da coronavirus e la ricorrenza dei 70 anni della sua nascita, ecco l’intervista, mai pubblicata, che feci al cantautore Claudio Lolli il 15 luglio 2005, in occasione del suo concerto al Teatro Romano per Aosta Classica. Nell’occasione salì con lui sul palco Il Parto delle Nuvole Pesanti, gruppo calabro-emiliano con il quale, nel 2002, aveva riletto il suo disco più famoso: “Ho visto anche degli zingari felici” del 1976.

CLAUDIO LOLLI  HO VISTO ANCHE ZINGARI FELICI«E’ stato emozionante rileggerlo con ragazzi più giovani che gli hanno dato una vitalità diversa.- confessò Lolli Era una storia politica, una storia di piazza in un periodo in cui essere insieme agli altri era fondamentale. Oggi non è più così, a prevalere è il privato, a meno che non sia negli show televisivi. Molti ragazzi non sanno cos’è successo in questi ultimi 30 anni di un paese che vive sulla rimozione. Il nostro piccolo lavoro consiste nel rimuovere questa rimozione.»

LOLLI Ho visto anche degli zingari 439.jpegCapolavoro nel capolavoro era sicuramente “Anna di Francia”. Quell’Anna imprendibile più di un momento… che dà un bacio alla piazza e poi se ne va.” «Mi fa piacere ti piaccia. Una donna mi ha detto che sono stato l’unico uomo ad aver scritto una canzone d’amore dalla parte della donna. Spero sia vero.»

Accompagnato dal suo abituale chitarrista Paolo Capodacqua, Lolli aprì il concerto interpretando altre sue canzoni meno note, ma non meno belle. Come l’iniziale “La fine del cinema muto”. «Noi veniamo da lontano, non solo in senso geografico, ma, forse ancor più, in un senso temporale.- commentò- Adesso è come se il tempo, in un meraviglioso esperimento di Archimede Pitagorico o Einstein, si fosse in qualche modo fermato, o, comunque, avesse smesso di essere comprensibile. La canzone sviluppa una metafora molto semplice che riguarda il progresso, il mito fondante della nostra civiltà, visto però dal punto di vista degli esclusi. L’invenzione del cinema sonoro, meraviglia della tecnica e della scienza, cancellò il cinema muto. Attori bravissimi e bellissimi ma con una brutta voce furono eliminati. Il progresso fa, quindi, delle vittime, perché il futuro ha, spesso, l’effetto di una bomba. Mi sembra che abbiamo viste parecchie di queste bombe scandire questo presente che insiste a presentarsi come moderno o post moderno ed è, invece, straordinariamente barbarico. Distrugge anche il tempo, che è ormai un’incomprensibile variabile impazzita.»

Per ribellarsi a questo implacabile ingranaggio governato dal Potere fece due esempi che avevano come denominatore comune l’Utopia («Anche se non è realizzabile, l’utopia è importante, perché anche se si sa che non si può raggiungere, implica comunque un movimento»).

Cesaroni Giancarlo e De GregoriIl primo, di fantasia, era il protagonista della sua “Alfabetizzazione” che ad un certo punto decide di chiamare le cose come vuole lui, rifiutando il linguaggio perché pensa sia manipolato dal Potere.

L’altro, reale, era Giancarlo Cesaroni, il creatore del Folkstudio di Roma, protagonista della sua “Dalla parte del torto”. «E’ stata un’utopia concreta la sua, che ha fatto sì che questo signore abbia gestito come una maitresse un locale nel centro storico di Roma che ha ospitato, lanciandoli, i maggiori musicisti italiani: da De Gregori a Venditti. Senza guadagnarci nulla. E’ stato un esempio straordinario di resistenza all’omologazione ed alla violenza della cultura di massa d’importazione. Non a caso Folkstudio dal punto di vista etimologico significa studio del popolo.»Lolli- PartoIl concerto si concluse con il suo primo cavallo di battaglia “Borghesia”. «L’ho scritta nel 1968. Pur avendo 18 anni mi piaceva già scrivere canzoncine vagamente sociologiche, sulla scorta dell’ascolto di maestri francesi come Brel e Brassens e di letture come Marx ed Engels. L’analisi che vi feci è giusta, perché la canzone coglie ancora il segno, è la diagnosi che, purtroppo, è risultata sbagliata, Perché all’epoca sembrava che, per le rivolte in atto, questa classe sociale fosse destinata a essere spazzata via, e invece non è stato così. Anzi. Infatti adesso ho corretto il testo del finale,e canto che il vento ”forse, eventualmente, dipende dalle situazioni” ti spazzerà via.»

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