C’è la musica che prende alla pancia: quella viscerale, ideale per coinvolgere grandi masse, facendo, preferibilmente, perdere loro il contatto con la realtà. E c’è la musica che parla al cuore e all’intelletto: quella in cui si è sempre soli con sé stessi, anche in mezzo a tanta gente, perché aiuta la riflessione e la consapevolezza. Quella che “attraversa il cuore”, virtù magica che la cantautrice romana Paola Turci ha confermato di possedere anche la sera del 23 agosto sul palco del Jardin de l’Ange di Courmayeur, nel corso di una mini esibizione solitaria inserita all’interno del Festival “Nuove Vie”.
Una mezz’oretta appena, in cui anche una cittadina vacanziera nel pieno del suo tran tran mondano non ha potuto fare a meno di arrendersi alla sua voce, alla sua chitarra e ad un mucchietto di canzoni che sotto la “calma apparente” della versione acustica hanno riservato uno stato di emozione costante.
Lo stesso incanto che la Turci ha ricordato di aver provato vedendo Caetano Veloso interpretare “Cuccurucucu paloma” nel film “Parla con lei” di Almodovar (e che lei ha restituito con la sua interpretazione). Perchè, lo ha messo in chiaro fin dalla prima canzone, “io volo così”: con la voglia di sognare, vivere, bruciare, ma, soprattutto, di emozionare ed emozionarsi cantando. Ed ha volato alto anche a Courmayeur, nonostante le voci e i passi dello struscio vacanziero, nonostante una piazza normalmente blindata alle emozioni, nonostante un’organizzazione che non l’ha saputa valorizzare come meritava. Un’emozione interrotta troppo presto, che ha, comunque, saputo riscaldare il pubblico presente in cui si è distinta, per entusiasmo, una nutrita rappresentanza delle fans della cantante.