Per gran parte degli italiani di questo inizio del terzo millennio l’etere rimanda all’emittenza televisiva, con il suo mercato. In passato, invece, è stato oggetto di indagine spirituale da parte di diverse tradizioni filosofiche ed esoteriche.
Per i filosofi greci,in particolare, era l’elemento che, sommandosi agli altri quattro naturali, costituiva la quintessenza. Platone sosteneva avesse la forma di un dodecaedro solido, le cui dodici facce corrispondevano ai 12 segni dello zodiaco, e Aristotele vi vide l’essenza del mondo celeste che sovrastava le quattro essenze in cui era stratificato il mondo terrestre: dall’alto in basso, fuoco, aria, acqua e terra.
A queste concezioni si è rifatto Christian Thoma per ideare ÆTHER, il concerto performance che ha portato il 10 giugno al Teatro Splendor per la Saison Culturelle.«Ho composto cinque lunghi brani musicali dedicati agli elementi naturali ed all’etere.- ha spiegato il quarantasettenne oboista di Aymavilles- Iniziando da ÆTHER, attraverso ARIA, TERRA, ACQUA e FUOCO, con il primo quadro che riappare alla fine, a suggerire l’idea di una infinita circolarità. Sono sei quadri molto diversi da loro, ma uniti dall’apparizione dei relativi solidi platonici, le figure geometriche che Platone associò all’etere e ai quattro elementi.»
Il continuo divenire di ambienti sonori ha, infatti, dialogato in tempo reale con le creazioni audiovisive di Andrea Lòtzio Carlotto, che, proiettate su un fondale di tulle, hanno alternato immagini, colori e l’evocazione degli elementi naturali.«Il lavoro- ha continuato Thoma- gira intorno ad elementi primordiali che da sempre hanno ispirato gli artisti, rivisitati, però, con la sensibilità e le tecnologie di uomini del terzo millennio. E’ un progetto che mi ha molto preso e sul quale d’ora in avanti voglio concentrarmi e puntare tutto.»
Con lui (oboe, corno inglese, clarinetto basso), sul palco dello Splendor, c’era il Christian Thoma Tempra formato con Alessandro Giachero (pianoforte, Fender Rhodes), Stefano Risso (contrabbasso) e Matteo Cigna (percussioni, marimba). Un ensemble di musicisti di estrazione classica perfezionatisi in generi diversi (dal jazz alla musica etnica, dalla musica sperimentale alla canzone), che è risultato perfetto per rendere la musica non ben etichettabile dell’oboista valdostano. «Mi piace parlare di musica di confine, che, partendo dal minimalismo, ingloba rock, musica etnica e jazz, con improvvisazioni libere.- ha concluso- L’importante è che emozioni il pubblico, perché io mi sono molto emozionato nel comporla.»